Martedì 22 Aprile 2025
ANTONIO TROISE
Cronaca

Confindustria : "Cala la crescita. Con i dazi +0,2%"

Rivisto nuovamente al ribasso l’aumento del Pil "Bevande e auto i settori più colpiti dalle tariffe Usa".

Rivisto nuovamente al ribasso l’aumento del Pil "Bevande e auto i settori più colpiti dalle tariffe Usa".

Rivisto nuovamente al ribasso l’aumento del Pil "Bevande e auto i settori più colpiti dalle tariffe Usa".

Gli imprenditori italiani sono preoccupati. E non lo nascondono. In una situazione di "incertezza" che è al "massimo storico" e con il settore industriale che rischia il "declino", i dazi di Trump potrebbero assestare il colpo del ko. Parola di Confindustria, che nelle previsioni del suo Centro studi aveva già rivisto al ribasso la crescita di quest’anno, portandola allo 0,6%, con una risalita all’1% nel 2026. Con la svolta protezionistica degli Usa, con tariffe al 25%, l’aumento del Pil si ridurrebbe allo 0,2% quest’anno e allo 0,4% nei dodici mesi successivi. Con un rischio ancora più grande: la fuga di aziende e capitali negli Stati Uniti.

I conti sono presto fatti. Nel 2024 l’export di beni verso gli Stati Uniti, ricorda Confindustria, ha raggiunto i 65 miliardi di euro, oltre il 10% del totale. Tra il 2019 e il 2023, l’aumento delle esportazioni ha contribuito per 4,5 punti all’incremento complessivo (+30% cumulato). A livello settoriale, i comparti industriali italiani più esposti ai dazi sono "bevande, farmaceutica, autoveicoli e altri mezzi di trasporto". Non vanno meglio le cose in Europa soprattutto in confronto con Stati Uniti e Cina. Il rapporto fa emergere la crescente difficoltà nell’affrontare sfide globali, con impatti negativi non solo sulla produzione, ma anche sugli investimenti e sulle esportazioni. Soffre, in particolare, l’industria, che ha perso l’8,2% tra la metà del 2022 e la fine del 2024, con una debole ripresa insufficiente a invertire la tendenza negativa. Tra i settori più colpiti c’è l’automotive, che attraversa una crisi profonda in tutta Europa, ma anche il comparto della moda e la lavorazione dei metalli. La crisi non riguarda solo la produzione, ma anche il valore aggiunto, diminuito del 3,5% nello stesso periodo.

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, guarda avanti: "Siamo italiani, crediamo nel nostro Paese. In momenti difficili come questi servono misure straordinarie e coraggio straordinario. Abbiamo bisogno che il nostro governo abbia coraggio e che l’Europa cambi rotta". A partire dai dazi: "Bisogna negoziare tutti insieme, l’Europa deve essere unita per poter costruire un punto di negoziato. Se mettiamo assieme i beni e i servizi che gli Stati Uniti esportano in Europa, una trattativa ci può essere". La vicepresidente di Confindustria con delega al Centro studi, Lucia Aleotti, accende un faro sul rallentamento degli investimenti: "Servono – sottolinea – politiche per far ripartire in maniera esplosiva gli investimenti: non è solo la migliore risposta ai dazi americani, è l’unica risposta possibile".

Il Centro studi di Confindustria punta poi l’attenzione sullo stato di avanzamento del Pnrr. Nei giorni scorsi, la sesta relazione al Parlamento ha rilevato che sono stati spesi 64 miliardi dei 122,2 ricevuti finora. Tra il 2025 e il 2026 le risorse programmate ammontano a circa 130 miliardi. L’ipotesi del Centro studi è che se ne spendano almeno la metà, circa 65 miliardi, che darebbero un "importante contributo al Pil", in particolare agli investimenti in costruzioni, "frenati dal venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale".