Giovedì 21 Novembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Cronaca

Commissioni, rivolta tra i grillini. Maggioranza beffata due volte

I presidenti di Agricoltura e Giustizia restano alla Lega. Accuse incrociate, caccia ai franchi tiratori. Una fetta del Movimento mette sotto accusa la piattaforma Rousseau: "È uno strumento o un partito?".

Luigi Di Maio, 34 anni, ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento 5 Stelle

Luigi Di Maio, 34 anni, ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento 5 Stelle

Si sfalda il patto di maggioranza che era stato siglato per il riequilibrio dei vertici delle commissioni parlamentari dopo il ritorno della Lega all’opposizione nel governo Conte 2. Una faida tra renziani ed ex 5Stelle ha mandato in frantumi l’accordo: i grillini hanno perso la commissione Agricoltura del Senato, ma anche l’ex presidente di palazzo Madama, Pietro Grasso è stato battuto sulla presidenza della commissione Giustizia (il voto, lo ricordiamo, è segreto). Entrambi gli organismi restano in mano alla Lega (con Vallardi e Ostellari).

La perdita dell’unica presidenza assegnata a Leu, quella appunto di Grasso, ha fatto arrabbiare il ministro della Salute, Roberto Speranza, che, dopo aver chiesto spiegazioni sui mancati accordi, ha abbandonato per protesta il Consiglio dei ministri in corso ieri sera: "È inaccettabile". Maremoto anche alla Camera, dove i componenti M5s della commissione Esteri hanno inviato una mail ai vertici chiedendo di far slittare le votazioni restanti. Ma l’incidente si concretizza in commissione Giustizia, con l’elezione a sorpresa di Catello Vitiello di Iv al posto del nome scelto dalla maggioranza, il pentastellato Perantoni. Esplode il malessere grillino. Vitiello viene indotto a dimettersi, con i ringraziamenti del partito. Caustico Matteo Salvini: "Col voto segreto vengono premiati il buon lavoro e la competenza della Lega. La maggioranza è in frantumi, completamente saltato l’inciucio 5Stelle-Pd". A creare malumori, oltre quello che alcuni stellati definiscono un "tradimento al Senato", anche i nomi stessi dei presidenti designati dai partiti alleati, in particolare Piero Fassino alla commissione Esteri della Camera, e i due esponenti di Italia Viva, Luigi Marattin e Patrizia Paita, indicati rispettivamente per le Finanze e i Trasporti. Tutti e tre hanno in passato criticato Grillo (Fassino) o il Movimento: Marattin, sul Reddito di cittadinanza, Paita sulla Gronda di Genova. Di qui la richiesta di un rinvio, ma il voto ha messo in evidenza la lacerazione del M5s già emersa la sera prima, durante una rovente riunione dei gruppi.

Sul banco degli imputati la piattaforma Rousseau. "Vogliamo chiarimenti sull’identità di Rousseau e del M5S. È uno strumento o un partito?", hanno chiesto alcuni critici. Chi è uscito con le ossa rotte dalla plenaria dei gruppi è stato Vito Crimi, capo politico del M5S e ’difensore d’ufficio’ di Casaleggio. Il suo no ad azioni contro Rousseau ha innescato la rissa. "Vogliamo capire – lo ha incalzato Gianluca Vacca, grillino vicino a Di Battista – se il M5S è un partito o una semplice estensione di una piattaforma". "Non c’è alcuna trasparenza o coinvolgimento dei gruppi nelle iniziative prese da Rousseau", ribadiva Enrica Segneri. Duro anche Marco Rizzone: "Rousseau o il Movimento, chi è strumento di chi?". Il sottosegretario Alessio Villarosa, prima di lasciare la riunione, ha tuonato: "Vito, stai eludendo le critiche". Battibecco e il fracasso di una porta che sbatte.