Torino, 7 agosto 2024 – Ha rischiato grosso per un colpo di calore. Una ragazza di 26 anni è stata salvata con un trapianto di fegato dopo un malore causato dalla lunga esposizione a temperature roventi. Un “miracolo” secondo i medici. La paziente si era sentita male nella sua casa di campagna nella zona di Alba (Cuneo) quattro giorni fa: era stata la mattinata al sole.
Quando i familiari l’hanno trovata, era incosciente sotto un albero. E’ stata portata in urgenza all'ospedale di Verduno: aveva una temperatura interna di 41 gradi. I medici hanno stabilizzato le funzioni vitali ma il fegato era compromesso: serviva subito un trapianto.
In rianimazione a Verduno i medici provvedono a intubare la giovane e raffreddarla con ghiaccio e liquidi freddi per via endovenosa. Manovre che hanno evitato l’insufficienza multi organo. Restava quella epatica irreversibile in evoluzione fulminante: dopo un consulto con l’équipe delle Molinette (Luca Cremascoli e Antonio Toscano dell'Anestesia e rianimazione 2, diretta da Roberto Balagna, e l'epatologa Silvia Martini), la 26enne è stata trasferita in urgenza per il trapianto. E’ entrata in lista d’attesa con priorità di super-urgenza nazionale.
L'équipe chirurgica del Centro torinese proprio in quel momento era impegnata in un prelievo d'organi in un altro ospedale piemontese, col coordinamento del Centro regionale trapianti (diretto da Federico Genzano Besso). Damiano Patrono, chirurgo collaboratore di Romagnoli, stava ultimando un delicato intervento di divisione del fegato di un donatore in due parti (il cosiddetto Split Liver), affinché la parte sinistra del fegato (più piccola) fosse trapiantata in un ricevente pediatrico in un altro Centro trapianti italiano e la parte destra (più grande) fosse trapiantata in un ricevente adulto a Torino.
Fortunatamente questa seconda parte era compatibile con la 26enne che in due ore dall’entrata in lista è stata operata. L’intervento molto complesso è durato 8 ore. Quattro giorni dopo il malore, la paziente è in via di miglioramento. “Una vita salvata che conferma l'altissimo livello dei professionisti e l'eccellente macchina organizzativa della Città della salute di Torino – commenta Giovanni La Valle, direttore generale della Città della salute di Torino – La fattiva collaborazione con gli altri ospedali piemontesi ha permesso di fare rete e di compiere un vero miracolo”.