Venerdì 27 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Colpo alla rete jihadista. La leader ha solo 22 anni. E voleva fare l’influencer

Bologna, decine di profili sui social per indottrinare e fare proselitismo. La ragazza di origini pachistane sognava di andare a combattere in Siria e Iraq.

La 22enne bolognese di origini pakistane arrestata nel blitz dei Carabinieri del Ros

La 22enne bolognese di origini pakistane arrestata nel blitz dei Carabinieri del Ros

Come tanti suoi coetanei, voleva fare l’influencer. Ma il suo obiettivo non era dare consigli sulla moda, sul cibo o sui viaggi. Il suo fine era ben diverso. Rida Mushtaq, 22 anni, di origini pachistane ma residente a Bologna, voleva arruolare quante più persone possibili alla causa della jihad, la guerra santa contro gli infedeli "da sgozzare". Per farlo, aveva creato decine di profili sui social, in particolare TikTok, Instagram e X, dove postava contenuti, anche in italiano, inneggianti al martirio e dove voleva fare proseliti da inviare su luoghi di battaglia e addestramento delle milizie jihadiste. La giovane era a capo di un gruppo, ’Da’wa Italia’ (traducibile come ’Chiamata alle armi Italia’), composto da cinque ragazzi under 30 che, secondo le accuse, non si limitava a fare proselitismo, ma aveva già compiuto passi concreti per andare a combattere all’estero. Sono stati tutti arrestati, tranne uno attualmente latitante in Etiopia.

L’operazione dei carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura di Bologna che ha chiesto e ottenuto gli arresti dal gip Andrea Salvatore Romito, è scattata la vigilia di Natale: in manette con l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo sono finiti Rida Mushtaq, la leader, il fratello Hasham, 19 anni, pure lui residente a Bologna, Ryhem Guerroudj, 18 anni, origini algerine ma residente a Spoleto, e Firat Alcu, 27 anni, il ’Bro turco’, nato appunto in Turchia dove era stato già condannato per finanziamento terroristico ma domiciliato a Monfalcone (Gorizia), dove gestiva due locali di kebab da asporto e dove voleva aprire una moschea. L’ultimo, un ventenne di origine marocchina residente a Milano, è ricercato in Etiopia dove si sarebbe "arruolato" con gli jihadisti.

"Arriverà il nostro momento", dicevano a maggio Rida e l’amica Ryhem, intercettate dai carabinieri. Sognavano di portare la legge islamica a Roma, di vivere nello Shaam, nei Paesi come Siria e Palestina, con imposizione della Sharia. Erano vicine ai palestinesi e consideravano giusto il massacro compiuto da Hamas in Israele, ma nutrivano dubbi su Hamas perché considerata "lontana dal vero Islam". Avevano una missione totalizzante, sui social, in particolare TikTok ma anche Instagram, X, con decine di profili attivi con post, storie e altri contenuti. Per le due ragazze l’indottrinamento iniziava tra le mura di casa, famiglie di origine straniera ma che risultano bene integrate nella cultura occidentale, in contesti non disagiati, e che per questo loro stesse disprezzavano apertamente.

Rida era riuscita in pochi mesi a trascinare nel suo estremismo il fratello 19enne, che su TikTok aveva anche cominciato a vantarsi della trasformazione con video che lo mostravano "prima", in abiti e costumi occidentali, e "dopo", con barba lunga e vestiti tradizionali musulmani. La stessa sorella sembrava pronta al passo successivo, ovvero stringere legami con milizie armate reali. Lo dimostra, per gli inquirenti, il viaggio in Pakistan interrotto bruscamente, con rientro in Italia, nemmeno due settimane prima dell’arresto.

Dagli atti emerge l’ossessione per la divulgazione in italiano di concetti ispirati alla jihad: le due ragazze avevano fatto tradurre un libro per bambini, il "giovane musulmano", in italiano e in inglese, declinandolo in una accezione violenta. Da un lato consigliavano accortezze per non essere scoperte dalle forze dell’ordine, dall’altro affermavano di non aver paura, anzi, di cercar loro stesse le chiavi del carcere se messe davanti a un bivio. Rida metteva in guardia i follower dagli "account fake" dietro i quali potevano nascondersi forze dell’ordine, in parte sospettando di essere oggetto di attenzioni investigative.

"Ci dispiace, ma al momento abbiamo bisogno di stare tra noi, in silenzio. Non ci sentiamo di dire nulla su quanto accaduto e non possiamo parlarne", dicono i genitori di Rida e Hasham, chiusi nella loro casa di Bologna, nel quartiere popolare della Bolognina. "Non possiamo dire nulla – dice un parente – e tra poco dobbiamo anche uscire. Adesso vogliamo stare tra amici e familiari". I vicini di casa sono stupiti e sgomenti per l’accaduto: "Erano molto riservati, ci si incrociava e ci si salutava. Nulla di più".

Gilberto DondiZoe Pederzini