Giovedì 21 Novembre 2024
VALERIA PANZERI
Cronaca

Colera in Sardegna, i consigli dell'esperto. “Ma l’Italia non è a rischio”

Il professor Marco Falcone, segretario generale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali ci spiega come ci si infetta, i sintomi, il tasso di letalità. “In Italia casi sporadici”

Il colera è causato da un batterio (foto iStock)

Il colera è causato da un batterio (foto iStock)

Milano, 10 luglio 2023. Il recente caso del 71enne affetto da colera in Sardegna ha fatto scattare una forte attenzione intorno a questa patologia. A rispondere a domande e timori intorno a possibili rischi – ridimensionando eventuali allarmismi – è il professor Marco Falcone, segretario generale del SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali). Professore, iniziamo con il chiarire come si contrae questo batterio Il batterio Vibrio cholerae, che è il responsabile del colera, si contrae per via orofecale: tramite ingestione di un alimento o acqua contaminata. Chiariamo subito che è molto diffuso nelle zone socio-economicamente svantaggiate, come l’Africa, mentre alle nostre latitudini è difficile imbattersi in questo batterio. Un’altra possibile modalità di contagio è attraverso la manipolazione del cibo da parte di un soggetto affetto da colera; l’ingestione di quegli alimenti contaminati può far scattare il contagio. Infine ci sono i prodotti ittici – in particolare i frutti di mare consumati crudi – contaminati. Questi gli scenari più diffusi, in linea generale.

Confermiamo dunque che l’Italia, salvo sporadici episodi, non è considerata un Paese a rischio rispetto ad altri dove la proliferazione di questa malattia è considerata quasi endemica: è corretto? Assolutamente. In Italia non esiste un problema colera. Il presentarsi di questa malattia è del tutto sporadico. Diciamo pure che la possibilità è rarissima.

Quali sintomi devono allarmare? Il colera è una patologia globalmente benigna: ovviamente quando andiamo su grandissimi numeri di persone contagiate ci sono dei decessi, ma, solitamente, dà una forma gastroenterica che si autorisolve. Non è fulminante. Le categorie che devono prestare maggiore attenzione sono neonati e fragili. Nei bimbi piccoli, infatti, può dare importanti forme di disidratazione e può essere necessario un ricovero ed un’attenta osservazione. I fragili, nella maggior parte dei casi parliamo di anziani, sono a loro volta più soggetti – se in concomitanza con altre patologie gravi – a subire le conseguenze più gravi della malattia.

Se diagnosticato e curato per tempo qual è il tasso di letalità odierno del colera? Un tasso inferiore all’1% che chiaramente tiene conto dei grandi numeri. Più sono i contagi, più vedremo dei decessi, ma conta anche la qualità di salute della platea di riferimento.

Per le informazioni in nostro possesso, in questo momento, non siamo a rischio epidemia ma si tratta di un caso circoscritto? Sicuramente caso circoscritto. Le indagini e i campionamenti dell’acqua sono in corso. Si stanno anche monitorando i luoghi che il paziente affetto da colera in Sardegna ha frequentato: ristoranti, bar e luoghi pubblici. I riscontri daranno un quadro circa la fonte. Sarà importante anche riconoscere il sierotipo: ce ne sono infatti di differenti, con diversi livelli di virulenza, che vanno per aree geografiche. Non possiamo escludere che possa essere anche un contagio “da importazione”. Buoni consigli da tenere sempre a mente per scongiurare rischi? Sempre i grandi classici: mangiare pesce crudo aumenta i rischi. Ma ribadiamo che ora, parlare di rischio colera in Italia, è assolutamente fuori luogo. In vacanza, magari in zone dove questa malattia è endemica, consiglio particolare attenzione verso l’acqua: optare per la minerale confezionata ed evitare cibi crudi.