C’erano agenti immobiliari, un impresario della moda, un notaio, poi architetti, imprenditori, un proprietario di un’agenzia di nautica, avvocati, un ex appartenente alle forze dell’ordine, sportivi, un medico, un dentista, un sindacalista. E addirittura un frate. Il quale "ha avuto una storia di sesso con (...) e ha partecipato alle feste a casa di (...)". Nomi, numeri di telefono, indirizzi, frequentazioni. Poi locali, tanti. I più ’in’ di Bologna e del suo hinterland. Tutti messi nero su bianco in lunghe testimonianze davanti a Procura e Arma che dall’inchiesta madre sui festini a base di coca e sesso di Villa Inferno – a Pianoro, sulle colline felsinee, con la presenza di una minorenne; 15 imputati – ora stanno scavando in un nuovo fascicolo che ipotizza i reati di spaccio e favoreggiamento della prostituzione.
STRALCIO
Così la ’partecipata’ dell’inchiesta madre fa il salto di qualità e sotto la lente finiscono i festini a base di sesso e cocaina nelle ville della ’Bolobene’. E come per la prima indagine, quando a scoperchiare il pentolone fu una minorenne oggi parte lesa nel processo, a dare vita al nuovo filone è ancora una ragazza (maggiorenne) ascoltata la prima volta alla fine di novembre 2020. Fece nomi, cognomi, parlò di locali, ville e pure di una serata trascorsa a Villa Inferno. Una festa con tanta gente, soprattutto uomini e qualche ragazza molto giovane vestita in maniera succinta, dove però non vide rapporti sessuali o assunzione di stupefacenti, anche se percepì uno stato di alterazione degli ospiti e notato resti di ’neve’ su alcuni piatti della cucina. La testimone – seguita poi da altre – iniziò così a raccontare il ’livello superiore’. Ovvero i festini nelle ville di facoltosi bolognesi dove ci sarebbe stato chi per denaro (80 euro) avrebbe offerto cocaina o una ragazza da far trovare direttamente in casa. I primi ritrovi nei locali alla moda, molti del centro città, altri sui colli, altri ancora nel primo hinterland. Poi si proseguiva in abitazioni private frequentate da vari professionisti e dove si pippava e si faceva sesso.
IL FRATE
Proprio ad alcune di queste feste vi sarebbe stato pure un frate della provincia di Bologna. Il suo nome viene collegato a quello di un imprenditore che vive nel cuore del centro storico, la cui abitazione sarebbe stato scenario di festini proibiti. E il frate, amico e vicino, oltre a frequentare la sua abitazione e certi noti locali alla moda, secondo la testimonianza, "ha avuto una storia di sesso con... (e fa nome e cognome)", e "ha partecipato alle feste a casa di...".
"MINACCIATA"
Ma la coraggiosa testimonianza che ha spalancato le porte alla nuova inchiesta, è costata alla donna: minacciata pesantemente in un ristorante da uno degli indagati. "Offesa per aver parlato. E ora – racconta – vivo nel terrore". Per avere "collaborato con la giustizia", aggiunge il suo legale, Barbara Iannuccelli. Mentre si trovava a cena con un amico, spiegherà la stessa nella denuncia sporta alla fine del mese scorso ai carabinieri per minaccia e violenza privata, entrò un imprenditore tirato in ballo dalla stessa con alcuni fogli in mano: probabilmente, dirà lei, la copia del verbale testimoniale del novembre 2020. "Infame... – gli insulti rivolti alla donna – Adesso entra D. e ti spaccherà una bottiglia in testa". "Ci aspettiamo risposte – chiude l’avvocato Iannuccelli – relativamente al fatto che quello che era un indagato aveva già il verbale delle dichiarazioni della mia assistita".