Verona, 12 gennaio 2018 - "Era uno scherzo - hanno spiegato - non l'abbiamo fatto apposta". Ecco come si giustificano i due ragazzini - di 13 e 17 anni - indagati per l'atroce morte di un clochard, arso vivo nell'incendio dell'auto in cui si riparava dal freddo.
E' successo il 19 dicembre scorso a Santa Maria di Zevio, nel Veronese. I residenti della zona hanno raccontato agli inquirenti che spesso vedevao i due giovanissimi bulli infastidire il senzatetto tirandogli contro dei petardi. A indirizzare le indagini verso i due giovani, di origini straniere, sarebbero state anche le immagini delle telecamere di sicurezza.
La vittima, Ahamed Fdil, era un marocchino di 64 anni: aveva fatto dell'auto la propria casa dopo essere rimasto senza lavoro. Ma negli ultimi mesi, dicono i vicini, era diventato l'obiettivo di un gruppo di bulli, che non perdevano occasione per dargli fastidio, tirando anche piccoli botti verso la sua vettura. La magistratura di Verona ha interessato la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Venezia. In un primo tempo sembrava che il senzatetto fosse morto nel rogo causato da una sigaretta accesa caduta dentro l'auto. Ma gli accertamenti dei carabinieri hanno portato alla luce la nuova, terribile, ipotesi.
PRIME AMMISSIONI - In particolare sarebbe stato il più giovane dei due indagati, il 13enne, a fare parziali ammissioni sul terribile 'scherzo'. Data l'età, il ragazzino non è imputabile. Il fuoco sulla vecchia Fiat 'Bravo' divenuta la casa del 64enne sarebbe stato innescato con alcuni fogli di un rotolone da cucina, forse preso da una vicina pizzeria, utilizzati dai due ragazzi. Non è chiaro se siano stati buttati sotto l'auto, o dentro l'abitacolo.
Fondamentali saranno ora le risposte attese dall'autopsia sulla vittima, che potrebbe essere svolta non prima della prossima settimana. Sul secondo giovane coinvolto nell'inchiesta, un 17enne, non graverebbero provvedimenti cautelari.