Martedì 24 Dicembre 2024
LISA CIARDI
Cronaca

Il clima pazzo soffoca l’agricoltura: castagne turche e olio che non c’è. Così cambiano le nostre abitudini

Salgono i timori per le coltivazioni locali in sofferenza: anche le piante secolari sono il tilt per il caldo. "Annata condizionata: primavera eccezionalmente piovosa, estate umida con 88 eventi estremi e autunno torrido"

Il clima ’pazzo’ attacca l’agricoltura

Firenze, 18 ottobre 2023 – Il cambiamento climatico colpisce duramente l’agricoltura toscana. Col rischio di eliminare dalle nostre tavole tanti prodotti tipici, di farne arrivare altri a prezzi esorbitanti oppure di vederli importare dall’estero. Sul banco degli imputati, le piogge sovrabbondanti della scorsa primavera, la siccità estiva e settembrina, ma anche le alte temperature di queste settimane. Basta frequentare qualche fiera di stagione, per notare per esempio la scarsità di castagne. Le secolari piante toscane, secondo gli esperti di Coldiretti, sono in tilt proprio per il clima impazzito: lasciano cadere le foglie mentre i ricci restano attaccati ai rami. Se le aspettative sono positive in Lunigiana e Garfagnana, c’è grande preoccupazione nell’aretino, sul Monte Amiata e in Mugello, ferito anche dalle frane di maggio. Coldiretti Toscana e l’associazione nazionale Città del Castagno stimano una riduzione media del 50% dei raccolti negli oltre 30mila ettari di castagneti censiti. Buona la qualità dei frutti nostrani, ma il rischio è di trovare sui banchi frutti da Turchia, Grecia, Spagna o Portogallo.

"Per le castagne, come per vino, olio, frutta e altre colture, è stata un’annata complicata, condizionata da una primavera eccezionalmente piovosa, un’estate torrida e umida con 88 eventi estremi e ora un autunno eccezionalmente caldo – spiega Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana –. In questo quadro, le imprese agricole hanno sostenuto il 30% in più di costi di produzione, raccogliendo molto meno delle attese". Non va meglio per l’olio: 36mila le aziende che si dedicano alla raccolta delle olive, ma le condizioni climatiche sfavorevoli fanno temere un calo della produzione tra il 10 e il 50% a seconda delle zone.

Complessivamente si prevedono circa 12mila tonnellate di olio contro le 18mila dello scorso anno (tra convenzionale e biologico). Il maltempo non ha risparmiato i vigneti, con otto eventi estremi registrati solo ad agosto e chicchi di grandine grandi fino a 9 centimetri. In alcuni casi sono state installate reti anti-grandine o attivate specifiche polizze assicurative, ma questo non ha evitato un calo della produzione che, secondo Vigneto Toscano, sarà del 20%, fortunatamente compensato dalla qualità. Tanti altri i prodotti danneggiati, dalle varietà primaverili di miele (-90%) alle pere (-70%), dal frumento (-10%) al latte (-15%), solo per citarne alcuni. "Ci preoccupa molto la difficoltà di immaginare delle soluzioni – prosegue la presidente Cesani – perché i problemi sono complessi e molteplici. Temiamo contraccolpi pesanti che, soprattutto nelle aree più marginali, potrebbero favorire l’abbandono e lo spopolamento".

Un quadro confermato anche da Fabrizio Tistarelli, presidente Fedagripesca Toscana. "Quella che ci troviamo di fronte è una panoramica preoccupante – spiega -. Già questa estate, nel periodo di raccolta del frumento, la continua pioggia lo ha reso talmente umido e sporco che in tanti hanno rinunciato a trebbiare. Oliveti e vigneti sono invece entrati in crisi più tardi, con il caldo e la siccità. Per l’olio, che lo scorso anno costava intorno ai 12-13 euro al chilo in Alta Toscana e sugli 8-9 euro in Bassa Maremma, si parla ora di 18-19 euro nel primo caso e di 11-13 euro nel secondo: soldi che servono solo a compensare i maggiori costi. Anche l’itticoltura è in crisi: nella Laguna di Orbetello, abbiamo una temperatura che supera di 4 gradi la media del periodo, con il rischio di enormi danni ai pesci".