Roma, 31 dicembre 2022 - Il 2022 ha segnato un’accelerazione verso il mondo multilaterale di domani. Tanti fronti aperti, che corrispondono a nuove sfide da accettare, dove i due protagonisti, gli Stati Uniti da una parte e la Cina dall’altra, sono pronti a dettare l’agenda. Al limite delle loro criticità interne, soprattutto Pechino, ora più che mai alle prese con l’emergenza Covid, e consapevoli che i prossimi 12 mesi saranno determinanti per gli assetti globali.
DA MOSCA AGLI AYATOLLAH
Il 2022 si chiude con una guerra della Russia contro l’Ucraina che non ha ancora trovato una conclusione e con regimi autoritari, come quello iraniano o dei Talebani in Afghanistan, che hanno dovuto fare, e stanno tutt’ora facendo, i conti con una società civile più disposta a ribellarsi rispetto al passato. Impossibile dire quanto continueranno questi fenomeni. Per quanto riguarda la Russia, Mosca sembra sempre più messa a dura prova da uno sforzo bellico che pensava di sostenere in maniera diversa. In Iran e Afghanistan occorre riflettere su chi possa effettivamente prendere il posto dei regimi attualmente al potere. Quel che è certo, è che il 2022 ha rappresentato un vero e proprio game changer. Mai come in quest’anno si è capito chi sta dalla parte del mondo occidentale e di quello sulla carta multilaterale, ma di fatto a trazione cinese. Con qualche illustre eccezione, prima in linea, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che proprio nei mesi passati si è imposta alla platea internazionale come nazione in grado di rappresentare un punto di riferimento globale.
LE SFIDE COMPLESSE DELLA MEZZALUNA
Il 2023 per la Mezzaluna si presenta come un anno particolarmente complesso. Entro il 18 giugno, da costituzione si deve votare per il nuovo capo dello Stato e il rinnovo del parlamento. Erdogan sembra essere quasi certo dell’ennesima riconferma, molto per merito dell’opposizione, che, al momento, ha silurato il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, l’unico al momento davvero di impensierire concretamente il Sultano.
COSA FARÀ LO ZAR PUTIN
Dall’altra parte del Mar Nero, l’interrogativo che tutti si pongono è come il capo del Cremlino, Vladimir Putin, potrà sopravvivere a una guerra dagli esiti sempre più sfavorevoli per la Russia. Cercare di capire cosa succeda davvero nei corridoi alle spalle della Piazza Rossa è impresa ardua. Quel che è certo, è che Putin non è un elemento facile da rimpiazzare nemmeno per i suoi. Un po’ perché il Presidente della Federazione Russa è una figura complessa, un po’ perché lo ‘zar’ si è premunito e, in vista della sconfitta sul campo, è pronto a inserire nuove figure in un sistema di potere complesso pur di non soccombere.
LA NUOVA CORSA DI JOE BIDEN
Per i due grandi protagonisti dell’arena mondiale è un anno interlocutorio. Il presidente americano, Joe Biden, è praticamente già in campagna elettorale, proiettato verso un 2024, che si presenta un anno complesso per più motivi. Il numero uno della Casa Bianca arriva sulla cresta dell’onda, dopo le elezioni di midterm che si sono concluse in modo positivo per i democratici. Determinante sarà l’esito della guerra in Ucraina, su cui Biden ha scommesso tantissimo e che, unitamente ai guai giudiziari di Trump, potrebbe portare a una nuova affermazione democratica fra due anni. Ma il 2023 si presenta lungo e con molti fronti aperti.