Sabato 21 Dicembre 2024
BRUNO VESPA
Cronaca

L’incontro in carcere. Chico Forti, l’Italia e lo stupore per una mela. "La prima dopo 24 anni"

Condannato all’ergastolo negli Stati Uniti da poco è stato estradato. Ora è detenuto a Verona. "La giacca? Me l’ha prestata un compagno di cella. So di essere innocente, questo mi ha dato la forza di andare avanti"

L’incontro tra Chico Forti e Bruno Vespa nel carcere di Verona

Roma, 1 giugno 2024 – Chico Forti nel carcere di Verona è in Paradiso. Perfino le sbarre sembrano sorridergli. Si parla delle prigioni italiane come di un inferno. Forse meglio usare il termine purgatorio, perché dalle nostre prima o poi si esce. "Ho conosciuto un uomo che era in carcere da 46 anni senza un permesso – mi ha detto Forti quando l’ho incontrato ieri mattina –. Per gli americani la pena è solo punizione. Da noi è recupero. Le guardie che mi hanno accompagnato all’aeroporto per tornare in Italia non erano contente. Sul cellulare erano in otto in tenuta antisommossa e mi stringevano moltissimo con le catene. Quando hanno visto che salivo sull’aereo con le mani libere non riuscivano a crederci".

Chico è un uomo alto e massiccio di 65 anni. La direttrice del carcere, Francesca Gioieni, donna collaborativa e sorridente, si meraviglia vedendolo indossare una giacca. "Me l’ha prestata per l’occasione un compagno di cella. Gli altri abiti sono una dotazione della San Vincenzo. Gli americani non mi hanno lasciato senza un calzino".

Forti a vent’anni era già un campione internazionale di windsurf. Nel ’90 vinse 86 milioni di lire al Tele Mike di Mike Bongiorno e andò negli Stati Uniti. Un incidente ne troncò la carriera agonistica trasformandolo in uomo d’affari. Durante le trattative per l’acquisto di un albergo, il figlio del suo interlocutore fu ucciso. Chico fu condannato all’ergastolo (carcere duro) e si è sempre proclamato innocente. Ho conosciuto più di un condannato che parla di errore giudiziario. L’episodio che mi ha convinto definitivamente dell’innocenza di Forti è che da quattro anni il fratello della vittima ha scritto a tutte le autorità degli Stati Uniti, da Biden al governatore della Florida, per scagionarlo.

Perché lo ha fatto?

"Prima non mi aveva mai attaccato, ma nemmeno difeso. Poi arriva un momento in cui in ciascuno di noi prevale la coscienza. Credo che anche le condizioni di mia madre lo abbiamo convinto".

Sua madre … Mi racconti il suo sguardo quando l’ha rivista dopo 16 anni.

"Mamma è stata la mia roccia, la mia energia. Lo sguardo di una persona di 96 anni si affievolisce. Nel suo ho visto i fuochi d’artificio".

Nel 2008, quando vi eravate incontrati per l’ultima volta, le disse: "Forse non ci rivedremo più… Ma poi aggiunse: farò di tutto per aspettarti". Come si vive un ergastolo nella convinzione di essere innocente?

"Se tu sei convinto di essere innocente, hai la forza di andare avanti. Io non ho mai pensato all’ergastolo, ma sempre al giorno successivo. Se credi in te e hai dei principi, procedi. Se non credi in te, ti suicidi o….".

La cosa che l’ha colpito di più nel carcere di Verona è il vitto.

"Quando una guardia stava per togliermi una mela un po’ ammaccata, l’ho fermata: non vedevo una mela da 24 anni, nel carcere di Miami frutta e verdura non esistono. E poi la cucina curata dai compagni di cella: qui si può comperare di tutto e mi hanno accolto prima con gli spaghetti alla amatriciana e poi con quelli alle vongole. A Miami una sigaretta con tabacco di scarto costa 25 dollari".

Anche ministri di sinistra hanno provato a farlo uscire da carcere. Alla fine c’è riuscita Giorgia Meloni.

"Me ne parlò per la prima volta una decina di anni fa l’ambasciatore Giulio Terzi, come di una persona che avrebbe fatto strada. Ci siamo tenuti in contatto e il primo marzo il penitenziario di Miami fu scosso da una telefonata dalla Casa Bianca. Era la Meloni che aveva parlato con Biden e il governatore della Florida: Chico, ce l’abbiamo fatta".