Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Chico Forti e la madre. L’abbraccio dopo 16 anni: "Ti ho fatto i canederli". E lui: sono qui per te

Il 65enne ha lasciato per qualche ora il carcere di Verona per andare a Trento. L’ultima volta che Maria Loner, oggi 96 anni, aveva visto il figlio era stata nel 2008. Quattro ore a tu per tu: "Non ho bisogno di niente, mamma. Solo di baciarti".

dall’inviato

Massimo Pandolfi

"Mamma, ti voglio bene. Sono qui per te". E lei: "È uno dei giorni più belli della mia vita".

Giù lacrime, entrambi. Di gioia, finalmente.

Sedici anni. Un abbraccio grande così, da quella volta in cui lei fece visita a suo figlio nel carcere di Miami a ieri pomeriggio, quando Chico Forti ha bussato alla porta di casa. Casa sua, Trento. Accompagnato dai secondini.

Il 14 febbraio del 2008, a Miami, giorno dell’ottantesimo compleanno, Maria Loner si congedò così da suo figlio in carcere: "Sono vecchia, non posso più viaggiare, temo che sarà l’ultima volta che ci vedremo di persona Chico mio".

Piansero allora: hanno pianto di nuovo ieri quando si sono rivisti, 5.930 giorni dopo.

Guai a chi molla. Maria ora ha 96 anni, Chico 65. Forti nel 2008 era detenuto nel carcere di Miami, condannato all’ergastolo per l’omicidio, nel 1998, di Dale Pike. Ha già scontato 24 anni e 8 mesi: 24 dal giorno della condanna. Lui si è sempre professato innocente ma è tornato in Italia sabato sempre da detenuto, non da uomo libero,

Era elegante, in abito blu, mamma Maria quando ha accolto in casa suo figlio. C’era anche Stefano, il fratello di Chico, sei anni più grande di lui. Si occupa da sempre di sua madre, vivono insieme, lui prima della pensione lavorava in banca, così come papà Aldo, vice direttore di un istituto di credito di Trento, morto un po’ di crepacuore, nel 2001, un anno e mezzo dopo la condanna all’ergastolo di suo figlio Enrico, detto Chico. In casa, con la fedele compagna Wilma, c’era poi Gianni Forti, zio di Chico e fratello di Aldo, l’uomo che per 25 anni ha mosso mare e monti. "Al suo capezzale gli promisi che avrei fatto di tutto per aiutare suo figlio. Oggi sono felice".

Quattro ore a tu per tu: chissà quante cose si sono detti madre e figlio. Maria aveva in frigo anche i canederli: li ha preparati con le sue mani, erano solo da cuocere. "Li vuoi mangiare Chico? Ti ho preparato anche tante altre cose: vestiti, scarpe, calzini". E Chico: "Non ho bisogno di niente, mamma. Solo di abbracciarti e baciarti". Però una torta se la sono gustata a un certo punto, tutti insieme, e pensate che mamma Maria ha atteso l’arrivo di Chico (in ritardo di due ore rispetto al programma) giocando a burraco. Chico ha guardato un po’ anche il Giro d’Italia.

Trento, la Trento di Chico, era giù, sotto casa di mamma Maria. Guardava dal basso, provava a sbirciare cosa succedeva al sesto piano del complesso residenziale di piazza Generale Antonio Cantore. Cantore fu il primo alto ufficiale italiano morto nella guerra mondiale 1914-1918. Venne definiti un martire, come un mezzo martire è ritenuto da queste parti Chico. "Ci gioco le mie braccia e anche altro – ci dice Franz Bridi, amico d’infanzia di Chico –. Lui è innocente, Era ed è un casinista, sì, ma buono come il pane".

Sotto casa Forti passano decine e centinaia di persone. Sorridono, salutano, abbracciano i parenti. Una donna con due figli si stringe al petto di Gianni Forti e scoppia a piangere: "Non conosco Chico, ma la sua storia mi ha ferito". Poi c’è Carlo, che arriva addirittura dal Piemonte: "Sono qui per vedere anche solo un attimo Chico: ho seguito la sua vicenda, merita la massima solidarietà".

Lassù, al sesto piano, è tutto blindato. Ci si limita agli applausi e ai cori per Chico quando esce dal furgone della polizia penitenziaria alla tre del pomeriggio e per due secondi alza la mano per salutare e ringraziare. In casa tutto tabù, in primis i cellulari dopo la polemica che raccontiamo qui a fianco.

I veleni si sono sprecati: anche per questo primo permesso speciale ottenuto a tempo di record. Come è stato possibile? Non ci voleva molto a capirlo: Maria non è più una ragazzina, non sta bene, ha bisogno di assistenza sanitaria domiciliare. I legali di Forti, presentando la cartella clinica della donna, hanno così chiesto l’accelerazione di tutta la pratica e l’hanno ottenuta. A tempo di record, sì: e a volte altri non ci ci riescono, vero. Ma si può dire che in fondo era una nobilissima causa e che magari va bene così?.

Detto per finire, mamma Maria ieri sembrava rinata.