Parma, 15 ottobre 2024 – Si è conclusa l’udienza al tribunale del Riesame di Bologna per Chiara Petrolini, la 22enne protagonista del caso dei neonati sepolti a Vignale di Traversetolo (Parma). I giudici Mazzino Barbensi, Manuela Melloni e Renato Poschi dovranno ora decidere se la misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari è sufficiente, o se la giovane dovrà andare in carcere.
AGGIORNAMENTO / Il Riesame: “Chiara Petrolini deve andare in carcere”
Le accuse sono di omicidio volontario aggravato e occultamento del cadavere del bimbo rinvenuto il 9 agosto scorso, e soppressione del corpo del primogenito, nato il 12 maggio 2023 e disseppellito a settembre 2024. All’udienza, Petrolini era assente: ha presenziato invece il suo avvocato Nicola Tria. In rappresentanza della procura di Parma c’è stata la pm Francesca Arienti.
Il Riesame segue il ricorso della Procura, che reputa gli arresti domiciliari – firmati dal giudice per le indagini preliminari – come inadatti al caso. Per i procuratori parmigiani non ha senso che la giovane sia ‘supervisionata’ da quei genitori che non si sono accorti di ben due gravidanze della figlia. Un problema che non si pone, secondo l’avvocato Tria: “Dobbiamo considerare che c'è un prima e un dopo rispetto a questa vicenda. Questi genitori hanno riassettato la loro vita dopo questo disvelamento, in funzione di quello che hanno saputo e anche della vicenda cautelare”. Oltretutto, “il pericolo di inquinamento probatorio e il pericolo di fuga non è mai stato ipotizzato dalla Procura, né dal Gip”.
Sempre per la Procura, la ragazza dovrebbe essere accusata di soppressione di cadavere anche nei confronti del secondogenito: si tratta di un reato più ‘grave’ rispetto all’occultamento, in quanto non consiste nel nascondere temporaneamente una salma, bensì nell’eliminazione definitiva di questa prova madre.
Se il tribunale bolognese dovesse dare ragione alla Procura, i legali di Petrolini potrebbero a loro volta presentare ricorso in Cassazione. In ogni caso, a termine dell’udienza, Tria è sembrato fiducioso: “Ho portato tutti gli elementi che, a mio giudizio, depongono per la totale adeguatezza degli arresti domiciliari, primo fra tutti la specificità della vicenda”.
Negli ultimi due interrogatori, la 22enne si è avvalsa della facoltà di non rispondere.