Camugnano (Bologna), 10 aprile 2024 – Morti mentre lavoravano per portare il pane a casa. Inghiottiti da quella centrale che adesso non ne vuol sapere di restituire i loro corpi. Annegati sotto metri cubi di acqua, o travolti dall’esplosione di un alternatore. Operai, vite spezzate in un pomeriggio di inizio aprile.
L’impianto Enel Green Power di Bargi, Comune di Camugnano, un pugno di anime arroccate sulle montagne a cavallo tra la Toscana e l’Emilia, si affaccia sulle rive del lago di Suviana. L’acqua che arriva dalla montagna fa girare le turbine, quella del bacino le raffredda.
La centrale, realizzata negli anni ’70, ha sempre dato da mangiare alle famiglie del posto, ma nell’epoca dei super impianti, dell’alta specializzazione e degli appalti, è anche un luogo a cui fanno capo diverse realtà.
Era ferma da quasi un anno, maggio 2023, per consentire un importante intervento di manutenzione.
Importante, ma non inedito, perché di ditte al lavoro da queste parti ne passano tante. Erano infatti tre le imprese iper specializzate attive nella centrale ieri pomeriggio.
Da quantificare sono invece ancora gli operai iscritti nei loro registri, quello che è certo però è che si trattava quasi completamente di trasfertisti. Operai specializzati che vengono chiamati a seconda del lavoro che viene richiesto. Hanno tutti tra i 30 e i 60 anni. Tra loro italiani e stranieri.
Là sotto, nel momento dello scoppio, erano in 15: tre morti accertati (Tanase Pavel Petronel residente a Torino, 45 anni; Mario Pisani nato a Taranto, 73 anni; Vincenzo Franchina nato a Messina, 35 anni), cinque feriti gravi, tre illesi e quattro dispersi, ma le speranze di trovarli ancora in vita sono praticamente inesistenti.
Alcuni di loro si trovavano al livello -8, quaranta metri sotto alla superficie del lago: l’esplosione dell’alternatore in fase di collaudo li ha travolti in pieno. Gli altri erano al piano di sotto, livello -9, nella stanza che si è riempita d’acqua e detriti in seguito al crollo del solaio.
Le operazioni di identificazione si sono trasformate in un groviglio di dati e controlli incrociati, perché capire chi c’era là sotto è stato tanto difficile quanto i soccorsi.
I feriti
Tra loro c’è un ragazzo del posto, Leonardo Raffreddato, originario di Camugnano. Avrebbe riportato ustioni su gran parte del corpo, ma sarà in grado di raccontare quanto accaduto.
Sempre tra i feriti c’è anche ’Bibo’, questo il soprannome, uscito intossicato dall’esplosione. Lui farà ritorno nella sua Castiglione dei Pepoli, paese dove vive anche un altro degli operai che se l’è cavata. Un altro abita invece a Gaggio.
Per consentire i soccorsi sono stati trasportati in diversi ospedali dell’Emilia (Bologna, Parma e Cesena) e della Toscana. Quello ricoverato a Pisa, Sandro Busetto, 59 anni, ha ustioni di livello 2-3 sul 40% del corpo e una piccola emorragia cerebrale da scoppio. La prognosi, in questo caso, resta riservata.
I parenti delle vittime al cimitero della Certosa
Fuori e all'interno del deposito osservazione salme del Cimitero della Certosa, lo scenario è drammatico. Dentro, il religioso suono delle campane accompagna la salma appartenente a Mario Pisani, nato a Taranto, 73 anni, arrivata in un'auto delle pompe funebri. Da fuori, invece, il silenzio accompagna l'attesa di saperne di più sulla tragedia di martedì pomeriggio e il desiderio dei parenti di avere una spiegazione a quanto accaduto ai loro cari. Insomma, l'atmosfera è cupa e permette di percepire il lutto dei parenti della vittima, arrivati da San Marzano di San Giuseppe (Taranto) e usciti sconvolti fuori dall'obitorio per il riconoscimento, in seguito all'arrivo anche dei medici legali. In questo momento, è forte la commozione e lo stato di choc. Comprensibilmente, i familiari di Pisani non rilasciano dichiarazioni alla stampa e si chiudono nel dolore per la perdita del loro caro.
San Marzano in lutto per Mario Pisani
Il Comune di San Marzano, nel Tarantino, è in lutto per la morte di Mario Pisani, 64 anni, morto nell'inferno del lago di Suviana. "Anche Mario ha perso la sua vita lavorando - dice il sindaco di San Marzano, Francesco Leo - Una strage senza fine in un Paese che si definisce civile ed avanzato. Alla famiglia, ai suoi affetti più cari, giunga un forte abbraccio da tutta la comunità".
Ieri mattina il paese è stato scosso dalla morte di un altro operaio, Angelo Cotugno, 59enne, edile della Semat, folgorato da una scossa mentre era al lavoro in un cantiere stradale alle porte di Taranto, impegnato ad eseguire un getto di calcestruzzo.
Pavel Petronel Tanase papà di due gemelli
Elena Piastra, sindaca di Settimo Torinese, la cittadina piemontese in cui Pavel era residente, dichiara: "Oggi è il giorno del dolore. Tutta la comunità si stringe intorno alla famiglia e come Città siamo in contatto con loro, con la moglie, per valutare ogni cosa di cui potrà avere bisogno". E continua: "È una famiglia che abita a Settimo dal 2000, quindi molto radicata sul territorio, con due figli che frequentano le medie. Ci siamo attivati fin da subito per la famiglia e anche la scuola per dare sostegno alla classe e a tutti i ragazzi" aggiunge Piastra, sottolineando che "è inconcepibile morire sul lavoro, non si può avere nessuna parola di consolazione". Anche don Paolo Porcescu, parroco della chiesa ortodossa, è vicino alla famiglia di Pavel: "Oggi ho visitato la famiglia e ho detto una preghiera cercando di rafforzarli. Come parrocchia ci occuperemo di tutto il necessario per il funerale per aiutare chi è rimasto", scrive su Facebook. Pavel viene ricordato come "marito e padre di due gemelli".