
Andrea Sempio
Garlasco (Pavia) - “Ben vengano
accertamenti e indagini a 360 gradi, sarebbe ora: speriamo che trovino chi veramente ha ucciso Chiara Poggi”.L’avvocato Massimo Lovati, difensore dell’indagato Andrea Sempio, commentando le indagini riaperte dalla Procura di Pavia per l’omicidio commesso a Garlasco il 13 agosto 2007, oltre ad aspetti inerenti al suo assistito aggiunge una sua opinione personale, peraltro condivisa dalla buona fetta di ‘innocentisti’ che non si sono mai arresi, neppure dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere. "Lo dico nonostante il mio ruolo – spiega il legale – che rivesto adesso e che risale al 2016 (quando Sempio venne indagato, con la sua posizione archiviata l’anno successivo, ndr). Ma l’omicidio efferato è del 2007 e mi ero già fatto un’idea. Ci sono stati 5 processi, è stato giudicato molto male, anche la condanna a 16 anni non convince, non è soddisfattiva anche per l’entità della pena, per un crimine così efferato”.
Le nuove indagini, pur coinvolgendo direttamente il suo assistito, potrebbero dare un nuovo corso alla giustizia: “Spero che trovino il vero colpevole – ribadisce l’avvocato Lovati – che non è assolutamente Andrea Sempio, ma che non è neanche Alberto Stasi, per quella che è la mia opinione personale”. Paradossalmente però ora Sempio è indagato per l’omicidio “in concorso con altri soggetti” al momento ignoti “o con Alberto Stasi, già giudicato separatamente”. “È una finzione giuridica – commenta Lovati – per poter sviluppare una indagine”.
Sempio aveva qualche rapporto con Stasi nel 2007? “No – risponde sicuro il legale –, non si conoscevano, non si frequentavano. Si saranno anche visti, frequentando la stessa casa Poggi, Sempio perché amico di Marco, Stasi perché fidanzato di Chiara. Ma escludo che si conoscessero personalmente: ricordo che il mio assistito mi ha raccontato che Stasi lo aveva visto una volta sola in pizzeria, dopo l’omicidio: lo avevano notato i suoi amici per un cappellino rosso, riconoscendolo come il fidanzato di Chiara. Ma che lui non lo conosceva”.
Lo stesso Andrea Sempio ha pure sempre negato una frequentazione diretta con Chiara Poggi, conoscendola solo in quanto sorella maggiore del suo amico fraterno Marco. Ma le tracce del Dna sotto le unghie di Chiara, per le consulenze che hanno portato alla riapertura delle indagini, attribuibili a Sempio per 2 campioni sui 9 repertati, con altri profili genetici al momento di ignoti, in base a novità filtrate dalla Procura e riportate da testate e agenzie di stampa, non sarebbero da trasferimento, ad esempio per l’uso della tastiera del computer (con cui Marco Poggi e l’amico giocavano assieme), ma da contatto diretto.
“Per me quel materiale è incomparabile perché deteriorato – ribatte l’avvocato Lovati – a che cosa vogliamo comparare il Dna? Quei reperti non ci sono più perché sottoposti ad accertamenti irripetibili: ci sono gli esiti, che hanno portato all’archiviazione nel 2017”. Ma gli stessi esiti, rivalutati dalle successive consulenze, hanno portato alla riapertura dell’indagine. Qualcosa dal 2017 è cambiato. Oltre alle tracce di Dna,ci sono altri elementi che riguardano Sempio: l’impronta delle scarpe, i dubbi sullo scontrino del parcheggio conservato come alibi e sulle telefonate a casa Poggi quando l’amico Marco era in vacanza. “Tutti elementi già interpretati – replica il legale di Sempio – e ne è stata scartata la valenza. Non è cambiato niente”.