Roma, 29 gennaio 2025 – Non si dica almeno che non avesse avvertito. L’esposto sul caso Almasri che ieri ha generato l’iscrizione nel registro degli indagati della premier, di due ministri e di un sottosegretario era stato depositato dall’avvocato Luigi Li Gotti lo scorso 23 gennaio in duplice copia: una presso la Procura della Repubblica di Roma, l’altra presso la sua bacheca di Facebook. In silenzio al centro della piazza, come si dice dalle sue parti, per intendere un segreto di pulcinella.
Calabrese di montagna, trasferitosi con la famiglia a Roma negli anni ’70, Li Gotti d’altronde è uomo di mondo. Politicamente, fin da giovanissimo ha militato nel Movimento Sociale, a lungo consigliere comunale a Crotone. Ma è nell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che fa il salto di qualità: sottosegretario alla Giustizia nel Prodi II poi senatore.
Principe del foro, terminologia affatto ironica, visto che Li Gotti ha avuto un ruolo nei principali processi della storia repubblicana. Avvocato di parte civile nel processo per la strage di Piazza Fontana, poi dei familiari di Oreste Leonardi – il carabiniere ucciso nell’agguato ad Aldo Moro in via Fani – della famiglia del commissario Calabresi, del prefetto Francesco Gratteri nel processo per i fatti della scuola Diaz. Poi ci sono le difese dei pentiti di mafia – da Buscetta a Brusca, per dirne due – ai processi di mafia: Aemilia, strage di Capaci, via D’Amelio, degli Uffizi. Da ultimo la difesa pro bono dei familiari delle vittime del naufragio di Cutro.
L’esposto contro Giorgia Meloni – si legge – è contro i reati di ’favoreggiamento personale’ in relazione alla liberazione di Osama Almasri, segue curriculum del personaggio, e di peculato per l’utilizzo di un volo di Stato per prelevare il libico da Torino e condurlo in Libia. Seguono, su Facebook, decine di commenti di apprezzamento e incitamento e qualche centinaio di mi piace.
Polemiche politiche a parte – innescate dalla stessa Meloni che ha citato Li Gotti nel messaggio in cui rendeva noto l’avviso di garanzia –, Li Gotti in serata minimizza: “Io ho fatto una denuncia ipotizzando dei reati – chiarisce – e ora come atto dovuto, non è certo un fatto anomalo, la Procura di Roma ha iscritto nel registro la premier e i ministri”. Dunque il dado è tratto: “La Procura dovrà fare le sue valutazioni e decidere come proseguire, se individuare altre fattispecie o inviare tutto al tribunale dei Ministri. Io mi sono limitato a presentare una denuncia”.