FIVIZZANO (Massa Carrara)
Lo chiamava "Nonno Mondo" e per Fulvia Bernacca era un mito. Lo era per la nipote come per tutte le famiglie italiane, che fino agli anni Ottanta si fermavano per ascoltare la sua rubrica ’Che tempo fa’ sulla Rai, in un rito quotidiano. Insieme al padre Paolo, Fulvia Bernacca ieri ha promosso – nel trentennale dalla morte del generale (anche se per tutti era il colonnello, grado che aveva quando iniziò la carriera televisiva) Edmondo Bernacca – una giornata di studi e dibattiti al Meteo Museo di Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, inaugurato nel 2018. Oltre a ospitare una stazione meteorologica, contiene cimeli e strumenti antichi ma anche premi, documenti e foto appartenuti al padre della meteorologia.
"Mio padre era legatissimo alla Lunigiana, una terra capricciosa dal punto di vista meteorologico e per questo affascinante da studiare – ha spiegato Paolo Bernacca –. È stato il primo a inventare la rubrica del meteo, portandola in tv e per questo era diventato un simbolo. Ora è tutto diverso, il linguaggio è cambiato e si sono evolute le tecnologie. Se prima la sua rubrica era un mini approfondimento di circa 3 minuti, durante i quali il generale svelava i segreti del cielo, adesso, oltre che a essere spettacolarizzato, il momento delle previsioni del tempo dura spesso pochi istanti. E quell’antica ritualità si è persa. Negli ultimi tempi si sono sviluppate realtà diverse che con la tecnologia hanno iniziato a sfornare, specie sui social e tramite app, le previsioni. Ma spesso hanno solo l’obiettivo di fare sensazionalismo e qualche clic in più: sono realtà commerciali, dietro non c’è lo stesso studio di mio padre. Il linguaggio poi spesso è discordante, si parla di ’bombe d’acqua’ o di ’pioggia killer’ e ’meteo cattivo’ per colpire l’immaginazione, più che altro".
Il Meteo Museo di Fivizzano è uno scrigno di tesori. Dentro si possono ammirare le carte geografiche su cui Edmondo Bernacca studiava e disegnava il moto dei venti, i pastelli rossi e blu con i quali indicava le correnti fredde e calde sulle mappe, i magneti con scritto ‘pioggia’ e ‘neve’ che posizionava durante le rubriche tv. Oltre a due Telegatti, che testimoniano i suoi riconoscimenti da apprezzato divulgatore. "È importante avere un luogo come il Meteo Museo, un centro di ricerca e scienza unico in Italia che è anche un luogo didattico, dove i ragazzi possono apprendere le nozioni della meteorologia – aggiunge il figlio Paolo –. Edmondo Bernacca diceva che questa è una scienza giovane e per i giovani, una scienza chiave per il futuro dell’umanità. E oggi ancor di più, vista l’attualità delle tematiche relative ai cambiamenti climatici".
Nelle sale del Meteo Museo, ospitato in un’ala del convento degli Agostiniani, ieri sono andati in scena dibattiti e tavole rotonde con un focus sui cambiamenti climatici e gli impieghi dell’intelligenza artificiale. "Quest’ultima viene studiata proprio in relazione alle previsioni, si stanno facendo degli esperimenti riguardanti la raccolta di dati e la loro divulgazione, immaginando di poter sostuire anche il presentatore nella comunicazione – spiega Paolo Bernacca –. La sfida è proprio nella raccolta dei materiali e nella loro analisi. Dalla rubrica di Edmondo Bernacca, all’epoca delle meteorine e infine adesso verso l’intelligenza artificiale, insomma. Può venirne fuori qualcosa da studiare, naturalmente l’approssimazione deve restarne fuori. E ricordiamo sempre l’importanza del passato e degli antichi strumenti, l’attrezzatura scientifica del passato. Occorre evolversi, mantenendo sempre il contatto con quanto di buono è stato fatto prima".
E ieri mattina, infatti, si è svolta all’esterno del polo museale in proposito una dimostrazione con l’ausilio di alcuni aquiloni storici insieme allo studioso Andrea Casalboni: "L’obiettivo – conclude Fulvia Bernacca, fotografa, che ieri ha presentato il libro ‘Sereno’, dedicato al nonno – era dimostrare che, nonostante i passi avanti della tecnologia, ci sono ancora strumenti del passato ancora oggi funzionali per i rilevamenti meteo. I droni, dall’alto della loro perfezione, per esempio, si lasciano mettere in difficoltà dal vento".