Martedì 16 Luglio 2024
GABRIELE MORONI
Cronaca

Cesare Casella e il ricordo del papà. "Pagò un miliardo di riscatto ma non servì a liberarmi. Sono rinato grazie a lui"

Cesare ha perso ieri il padre: a 18 anni restò nelle mani dell’Anonima per 743 giorni. "Tutti parlano di mamma che arrivò nella Locride e si incatenò in pubblico. Ma se ho superato quell’incubo è per la dura educazione che lui mi ha impartito"

Cesare Casella con il papà Luigi il 29 gennaio 1990, giorno della liberazione

Cesare Casella con il papà Luigi il 29 gennaio 1990, giorno della liberazione

Pavia, 27 maggio 2024 – Era un combattente e l’ultima battaglia contro il male che lo aveva assalito è stata lunga e tenace. Luigi Casella è scomparso a Pavia, la sua città, a 83 anni. È un nome che risulterà sconosciuto a molti, soprattutto ai più giovani. Per tanti anni, fino a quando i riflettori non si sono spenti su di lui e sulla famiglia, Luigi è stato, soprattutto, il "padre di Cesare Casella"

Cesare ha 18 anni e mezzo, vive coi genitori e il fratello Carlo a Pavia, dove papà Luigi è proprietario di una concessionaria. Cesare Casella viene rapito il 18 gennaio 1988, in una serata nebbiosa. Nella fosca, terribile stagione dei sequestri di persona, quello del ragazzo pavese è uno dei più lunghi. Il 14 agosto, nella Locride, Luigi Casella e un suo impiegato consegnano ai rapitori un riscatto di un miliardo di lire. Ma l’ostaggio non torna libero. Angela Montagna, la madre di Cesare, è in Calabria una prima volta nel novembre ’88. Nel giugno dell’anno dopo è protagonista di una seconda, pubblica discesa alla ricerca del figlio perduto. La risonanza, anche mediatica, è enorme. Angela diventa ’mamma coraggio’. Cesare viene rilasciato il 29 gennaio 1990. L’ultima delle sue tre prigioni sull’Aspromonte è stata a Lacchi di Torno, a Platì. È rimasto nelle mani dell’anonima sequestri per 743 giorni.

Cesare Casella, che persona è stata suo padre?

"Solitaria, a cui piaceva stare in compagnia. Lo definirei così. Certamente una persona particolare, con caratteristiche uniche. Credo che se ho superato quei due anni da sequestrato è stato anche grazie al modo in cui mi ha educato. Se avessi avuto una educazione diversa, fatta di baci, carezze, complimenti, forse non sarei tornato. Da mio padre ho imparato che la vita è anche e soprattutto lotta. Mia madre ha fatto la mamma. Lei mi ha insegnato l’importanza degli affetti, dell’amicizia. Papà il senso del dovere, il rispetto degli impegni, il darsi da fare. Si era ammorbidito solo negli ultimi mesi, con l’età e la malattia. Io e non solo io ho scoperto e apprezzato il suo lato affettuoso".

Il sequestro. Luigi lo affrontò in prima persona.

"Scese in Calabria col suo ragioniere nell’estate 1988. Fu versato un miliardo, il primo e unico riscatto pagato. Papà sperava di riportarmi a casa. Si possono immaginare la delusione e l’amarezza con cui fece ritorno a Pavia".

Mamma Angela decise la sua discesa nella Locride.

"Fu una decisione sua, presa d’istinto, a caldo: ‘Visto che mio figlio non torna, vado a cercarlo’. Papà era d’accordo, ma non era stato lui a mandarla. Aveva deciso mia madre. Mio padre rimase a Pavia. Naturalmente si tenevano in contatto, si consultavano".

Come fu il vostro primo incontro a Pavia?

"Una felicità immensa, una gioia indescrivibile. La festa durò due giorni. Poi eravamo già impegnati a discutere. Mio padre mi richiamò all’ordine: ‘Qui c’è da lavorare’. Per fare l’università mi sono dovuto imporre, ho deciso e fatto".

Nel dicembre 2011 la scomparsa di sua madre.

"Per Luigi fu un dolore grandissimo, enorme. A loro modo si completavano. Lui un po’ orso, lei di una grande dolcezza. Una dolcezza che nascondeva una forza immensa, incredibile".

A papà Luigi capitava di ricordare i due anni del sequestro?

"Non gli piaceva molto ricordare. Ogni tanto, negli ultimi tempi, il ricordo saltava fuori, anche perché c’era stato il lieto fine. È morto lo stesso giorno in cui il più piccolo dei miei figli ha cominciato a camminare. La vita è così".