Roma, 5 maggio 2021 - Condanna all'ergastolo per Finnegan Lee Elder e per Gabriel Natale Hjorth, riconosciuti colpevoli della morte del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega: lo ha deciso la Prima Corte d'Assise di Roma dopo oltre 13 ore di camera di consiglio. La corte ha inoltre disposto un milione di euro circa a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva in favore delle parti civili e due mesi di isolamento diurno per i condannati.
Nell'aula bunker di Rebibbia alla lettura del dispositivo erano presenti i familiari del vicebrigadiere e la vedova Rosa Maria Esilio, che è scoppiata in lacrime alla lettura della sentenza. La donna, che è stata presente a tutte le udienze del processo, dopo la lettura del dispositivo ha abbracciato piangendo il suo avvocato e i familiari del marito.
La vedova: Mario, servitore dello Stato
"È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario - commenta Rosa Maria Esilio - Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Ma oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova e Mario rappresenta il precedente a cui chi avrà bisogno potrà appellarsi. La sua integrità è stata difesa ed è dimostrata nonostante da vittima abbia dovuto subire tante insinuazioni". Poi aggiunge: "Non possiamo che ringraziare il complicato lavoro dei giudici, gli avvocati e tutte le persone che sono state a fianco a Mario perché lo conoscevano, perché era figlio e carabiniere di tutti. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto nel suo essere un marito e un uomo meraviglioso e un servitore dello stato che merita soltanto rispetto e onore che lui stesso da martire ha dimostrato".
Da parte sua l'avvocato Franco Coppi, legale di parte civile della famiglia del vicebrigadiere ucciso, ha commentato: "Una sentenza severa ma corrispondente al delitto atroce che è stato commesso. È una pena adeguata alla gravità del fatto per i due imputati, non hanno dato alcun segno di pentimento".
I difensori dei due ventenni: vergogna per l'Italia
L'avvocato Renato Borzone, difensore di Finnegan Lee Elder, ha parole durissime: "Questa sentenza rappresenta una vergogna per l'Italia, con dei giudici che non vogliono vedere quello che emerso durante le indagini e il processo. Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c'è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem procure e giudici".
Gli fa eco Francesco Petrelli, che con il collega Fabio Alonzi ha difeso Christian Gabriel Natale Hjorth: "E' una sentenza ingiusta, errata e incomprensibile, che non potrà in alcun modo reggere ad un appello". Poi confessa: "E' stata la difesa più impegnativa che ho dovuto affrontare. Ho fatto molti processi in Corte di assise con richieste di ergastolo e mi è capitato anche spesso di difendere degli imputati giovanissimi, ma mai come in questo caso le due cose si sono sovrapposte in maniera così drammatica. Quanto fosse infondata l'ipotesi accusatoria secondo la quale Gabriel Natale avrebbe partecipato all'omicidio del povero vicebrigadiere Cerciello - aggiunge - resta dimostrato anche dal fatto che la Pm, la Gip e le stesse parti civili abbiano ogni volta ipotizzato e indicato una diversa forma di concorso e di dolo: morale, materiale, diretto, eventuale" E ancora: "L'omicidio del povero vicebrigadiere fu invece un fatto a lui totalmente estraneo, del tutto atipico, imprevisto e imprevedibile, frutto di un fatale concatenarsi di eventi che non poteva essergli in alcun modo addebitato. E' per questo motivo che ho difeso Gabriel con passione convinto sin dall'inizio della sua innocenza".
La ricostruzione dell'omicidio
Sono passati quasi due anni dall'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate nel quartiere Prati a Roma. Era la notte del 26 luglio 2019 quando il carabiniere, in servizio con il collega Andrea Varriale, venne ucciso a poche centinaia di metri dall'albergo dove alloggiavano due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, arrestati poche ore dopo il delitto con l'accusa di essere gli autori dell'omicidio.
Il vicebrigadiere, quella notte, insieme al collega Varriale era in via Pietro Cossa per recuperare la borsa che i due americani avevano portato via a Trastevere a Sergio Brugiatelli, 'intermediario' con i pusher a cui si erano rivolti Elder e Hjorth per acquistare cocaina ricevendo in realtà tachipirina. I due giovani americani, dopo il furto dello zaino, avevano organizzato un 'cavallo di ritorno' per riavere soldi e droga. All'appuntamento però si erano presentati i due carabinieri in borghese e Cerciello morì sotto le coltellate inferte da Elder.
I due diciannovenni dopo l'omicidio erano rientrati nell'hotel Meridien di via Federico Cesi dove sono stati individuati e fermati. Nella stanza dell'hotel gli investigatori trovarono anche il coltello usato per colpire Cerciello, nascosto nel controsoffitto. Grazie alle indagini serrate dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal colonnello Lorenzo D'Aloia, la Procura di Roma, con il procuratore Michele Prestipino e l'aggiunto Nunzia D'Elia, chiese e ottenne il giudizio immediato per i due americani finiti a processo davanti ai giudici della Corte d'Assise.