Sabato 11 Gennaio 2025
GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Centri sociali e giovani migranti: "C’è il rischio di una saldatura. Va risolto il nodo della cittadinanza"

Il sociologo dell’emigrazione: "Per ora non c’è un asse, ma non è uno scenario implausibile". Gli anarchici invitano le minoranze a unirsi a loro per contrastare il mondo dei ricchi bianchi.

Il sociologo dell’emigrazione: "Per ora non c’è un asse, ma non è uno scenario implausibile". Gli anarchici invitano le minoranze a unirsi a loro per contrastare il mondo dei ricchi bianchi.

Il sociologo dell’emigrazione: "Per ora non c’è un asse, ma non è uno scenario implausibile". Gli anarchici invitano le minoranze a unirsi a loro per contrastare il mondo dei ricchi bianchi.

Esiste una saldatura strutturale tra centri sociali e giovani immigrati di seconda generazione? Al momento no, secondo Maurizio Ambrosini, 68 anni, docente di sociologia delle migrazioni alla Statale di Milano e consulente Ispi, ma "è una prospettiva non certo implausibile, se i temi dell’integrazione restassero ostaggio a tempo indefinito dell’attuale contrapposizione politica senza sbocchi". Il caso Ramy funge quindi da momentaneo detonatore di una realtà di per sé esplosiva che "i centri sociali cavalcano identitariamente, secondo logica opposta a quella di chi lavora per la rimozione del tema". Denuncia ancora Ambrosini: "Nelle scuole italiane ci sono 915mila studenti immigrati di seconda generazione, ma la questione di un accesso più rapido alla cittadinanza, anche recentemente evocato con lo ius scholae, ogni volta che riemerge altrettanto puntualmente torna in seconda fila. Se lo schema di gioco rimane questo, il rischio che una frazione anche marginale di questi giovani converga nell’antagonismo va considerata. Anche la causa palestinese, in questo contesto, diventa un collante".

I due mondi si stanno annusando, ma siamo ancora ai preliminari. C’è qualche indizio, questo sì. La fresca traduzione del libro di Houria Bouteldja Beaufs et barbares, uscito in Francia nel 2023, come Maranza di tutto il mondo, unitevi!, per DeriveApprodi, offre concreti spunti di riflessione. Anziché la traduzione letterale “Bifolchi e barbari“, quella prescelta dalla collana Hic sunt leones sdogana il termine “maranza“, nato a Milano dalla combinazione di “marocchino“ (sinonimo di immigrato) e di “zanza“ (equivalente di “tamarro“). Un neologismo che va ben oltre l’identificazione etnica. Ma quei ragazzi e quelle ragazze che per look e comportamenti non rientrano nei codici della normalità sociale ora premono sulla società italiana. E come in Francia, proiettano le proprie aspirazioni (senza reale rappresentanza) ben oltre le periferie metropolitane. La traccia? "In un mondo governato da ricchi bianchi, un’alleanza tra beaufs et barbares, ovvero la classe proletaria bianca e quella composta da persone BIPOC (Black, Indigenous, People of Color)". Una scommessa controversa e "non vinta in partenza", come riconosce la stessa autrice. "Non crediamo nella perfezione, ma in interazioni imperfette e alleanze impreviste", riporta il sito rivoluzioneanarchica.it, dando appuntamento per la presentazione del libro venerdì 17 gennaio al Circolino di Monza.

L’insurrezione della Lega contro gli organizzatori del centro sociale Foa Boccaccio (secondo il consigliere lombardo Alessandro Corbetta "l’evento andrebbe vietato e il libro ritirato") dà la misura dei reciproci anatemi. "Alimentare conflitti o divisioni con un appello alla rivolta degli immigrati di seconda generazione, sia nei linguaggi che nelle azioni, non solo danneggia il tessuto sociale, ma contraddice i valori stessi su cui dovrebbe basarsi una società equa e inclusiva", aggiunge la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti. Quell’inclusione di cui gli interessati tuttavia non percepiscono traccia. E il professor Ambrosini ne fornisce una prova indiretta: "Una quota crescente di cervelli che migrano all’estero riguarda, a dispetto della cittadinanza ottenuta, anche laureati di nuova generazione. Spesso si tratta di ragazze che in Italia non vedono alcun ascensore sociale". L’omologa fascia anagrafica maschile, reduce a torto o a ragione da percorsi educativi complessi, raramente oltre la scuola dell’obbligo, vive un disagio più evidente. Chi resiste a microcriminalità e droga, quali speranze coltiva? In questo vuoto politico, l’antagonismo agisce".

"Se prendiamo a paragone gli Anni di piombo, questo è uno dei periodi di più bassa violenza politica – rileva il sociologo Marzio Barbagli, 86 anni, emerito all’Università di Bologna –. I problemi di ordine pubblico sono contenuti, quindi la politica può riflettere. Condannare le violenze è giusto, ma oltre agli allarmi bisogna dare soluzioni".