Roma, 3 giugno 2019 - "Non ho nulla in contrario sul fatto che in futuro la Chiesa possa ripensare a una modifica della disciplina sull’obbligatorietà del celibato per quanti aspirano al ministero presbiterale. Deciderà ovviamente il Papa i tempi e le modalità, la fretta e le chiusure mentali non aiutano in tal senso".
Sono sempre di più i vescovi, che, in camera caritatis, sono favorevoli ad avere in Occidente preti sia sposati, sia celibi. L’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, 70 anni, ordinario di Altamura Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi, rompe gli indugi e chiede l’avvio di una riflessione in materia. L’occasione all’ex rettore del Pontificio seminario regionale pugliese ‘Pio XI’ è data dalla lettera al Papa scritta da Vocatio, l’associazione dei sacerdoti sposati.
Puntano a riammettere al ministero quei presbiteri, convolati a nozze, che vogliono tornare a dire messa. Qual è la sua opinione?
"Ritengo che, così come all’indomani del doppio Sinodo sulla famiglia, la Chiesa ha avviato un processo di discernimento sull’accesso alla Comunione dei divorziati risposati, bene sarebbe se si facesse altrettanto con questi preti. Sono dell’avviso che occorra valutare caso per caso".
Le è mai capitato che un sacerdote sposato le domandasse di tornare in servizio?
"Sí, ricordo almeno due casi. Ma io ho risposto loro che come vescovo non potevo accogliere positivamente questo desiderio. A uno in particolare consigliai di scrivere al Papa. Non so se poi l’abbia fatto".
Un tempo questi sacerdoti erano considerati una sorta di traditori, perché erano venuti meno all’impegno assunto al momento dell’ordinazione.
"Conosco tantissimi presbiteri coniugati. E sempre mi chiedo: chi sono io per giudicarli?".
Non sarebbe più semplice ammettere, così come accade nelle Chiese cattoliche orientali, la presenza di un clero celibe o uxorato?
"Nelle riunioni interne fra noi vescovi sono tanti quelli che sposano questa conclusione. Il tema del celibato facoltativo venne sollevato anche al Concilio Vaticano II, ma Paolo VI avocò a sé la questione e non se ne fece nulla".
Anche papa Francesco di recente ha dichiarato di non sentirsela di modificare una regola ormai millenaria.
"Ho fatto voto di obbedienza al Pontefice. Quindi, se lui intende soprassedere, mi attengo alle sue indicazioni".
Ma in cuor suo auspicherebbe una soluzione diversa?
"Credo che il modello della Chiesa ortodossa, che consente il matrimonio a un candidato al diaconato e poi al sacerdozio prima di ricevere l’ordine sacro, possa essere una via percorribile".
A ottobre il Sinodo speciale sull’Amazzonia potrebbe dare il via libera all’ordinazione dei cosiddetti viri probati, uomini sposati di una certa e comprovata fede.
"Sono favorevole a questa soluzione che applicherei in maniera diffusa. Di fianco a un clero celibe, dedito completamente alla vita religiosa, si avrebbero dei presbiteri part time che potrebbero dare il loro contributo in una situazione di grave carenza di sacerdoti".