Venerdì 29 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

La Cei bacchetta le famiglie italiane: “Pochi figli e troppi animali. Problema sociale”

Lo hanno sottolineato ancora una volta in vescovi italiani nel Messaggio per la 47esima Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 2 febbraio 2025

Roma, 29 novembre 2024 – "Pochi figli, troppi 'pets'". Lo sottolinea la Cei, nel Messaggio per la 47esima Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 2 febbraio 2025.

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La Cei, conferenza episcopale italiana, ha sottolineato come ci siano sempre più animali nelle famiglie e sempre meno figli

Un messaggio non nuovo per la Conferenza episcopale italiana (l’assemblea permanente dei vescovi italiani) e più volte lanciato da papa Francesco.

"Nel nostro Paese, come in molti altri dell'occidente e del mondo, si registra da anni un costante calo delle nascite, che preoccupa per le ricadute sociali ed economiche a lungo termine; alcune indagini registrano anche un vistoso calo del desiderio di paternità e maternità nelle giovani generazioni, propense a immaginare il proprio futuro di coppia a prescindere dalla procreazione di figli", scrivono i vescovi italiani che rimarcano come altri studi rilevino "un preoccupante processo di 'sostituzione': l'aumento esponenziale degli animali domestici, che richiedono impegno e risorse economiche, e a volte vengono vissuti come un surrogato affettivo che appare assai riduttivo rispetto al valore incomparabile della relazione con i bambini".

"Tutto ciò è in primo luogo il risultato di una profonda mancanza di fiducia, che invece costituisce l'ingrediente fondamentale per lo sviluppo della persona e della comunità; esso viene pregiudicato dall'angoscia per il futuro e dalla diffidenza verso le persone e le istituzioni".

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Per la Cei "la 'perdita del desiderio di trasmettere la vita' ha anche altre cause: 'ritmi di vita frenetici, timori riguardo al futuro, mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, modelli sociali in cui a dettare l'agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni".

"Quale futuro c'è per una società in cui nascono sempre meno bambini?", si domandano i vescovi. "La scelta di evitare i problemi e i sacrifici che si accompagnano alla generazione e all'educazione dei figli, come la fatica a dare sufficiente consistenza agli investimenti di risorse pubbliche per la natalità, renderanno davvero migliore la vita di oggi e di domani?", aggiungono. Per la Cei "la speranza si manifesta in scelte che esprimono fiducia nel futuro; ciò vale non solo per le nuove generazioni: 'Guardare al futuro con speranza equivale ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere' (SnC 9). Una particolare espressione di fiducia nel futuro è la trasmissione della vita, senza la quale nessuna forma di organizzazione sociale o comunitaria può avere un domani".

"In quanto credenti – prosegue la Conferenza episcopale italiana -, riconosciamo che l'apertura alla vita con una maternità e paternità responsabile è il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne, una missione che il Signore affida agli sposi e al loro amore. Tutti condividiamo la gioia serena che i bambini infondono nel cuore e il senso di ottimismo dinanzi all'energia delle nuove generazioni".

"Ogni nuova vita è 'speranza fatta carne'. Per questo siamo vivamente riconoscenti alle tante famiglie che accolgono volentieri il dono della vita e incoraggiamo le giovani coppie a non aver timore di mettere al mondo dei figli".

E' urgente quindi "'rianimare la speranza' in questo particolare campo dell'esistenza umana, tanto decisivo per l'avvenire: il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro a ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza".

"L'impegno per la vita interpella innanzitutto la comunità cristiana, chiamata a fare di più per la diffusione di una cultura della vita e per sostenere le donne alle prese con gravidanze difficili da portare avanti", continua la Cei nel Messaggio, nel quale cita più volte il documento vaticano Spes non confundit.

"La Chiesa deve anche promuovere 'un'alleanza sociale per la speranza, che (...) lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo'. Un'alleanza sociale che promuova la cultura della vita, mediante la proposta del valore della maternità e della paternità, della dignità inalienabile di ogni essere umano e della responsabilità di contribuire al futuro del Paese mediante la generazione e l'educazione di figli; che favorisca l'impegno legislativo degli stati per rimuovere le cause della denatalità con politiche familiari efficaci e stabili nel tempo; che impegni ogni persona di buona volontà ad agire per favorire le nuove nascite e custodirle come bene prezioso per tutti, non solo per i loro genitori".

"Tale alleanza può e deve essere inclusiva e non ideologica, mettendo insieme tutte le persone e le realtà sinceramente interessate al futuro del Paese e al bene dei giovani: se la questione della natalità dovesse diventare la bandiera di qualcuno contro qualcun altro, la sua portata ne risulterebbe svilita e le scelte relative sarebbero inevitabilmente instabili, soggette a cambi di maggioranza o agli umori dell'opinione pubblica".