Nuova svolta giudiziaria nel caso Visibilia, la casa editrice fondata dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè al centro di un’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione aziendale durante il periodo del Covid-19. La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per la ministra Santanchè e altre 16 persone, tra cui il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero, diversi amministratori e sindaci, nonché per tre società legate all’inchiesta: l’accusa è di falso in bilancio.
Visibilia è stata fondata e guidata, fino al 2022, dalla senatrice di Fratelli d’Italia. Nel primo filone d’indagine, Santanchè, Kunz, un’altra persone e due società sono imputati per truffa aggravata ai danni dell’Inps riguardo alla gestione sulla cassa integrazione durante la pandemia. Il 9 ottobre è fissata l’udienza preliminare. A marzo 2024, le negoziazioni in Borsa del titolo della società Visibilia Editore sono state sospese. La decisione era arrivata a seguito del commissariamento della società deciso dal tribunale di Milano.
L’indagine per falso in bilancio
Secondo l’accusa, Visibilia avrebbe pubblicato bilanci inattendibili allo scopo di far emergere solo con molto ritardo il dissesto patrimoniale dell’azienda, che in realtà sarebbe stato molto precedente al Covid-19. Quando si diffuse la notizia che Santanchè era sotto indagine per falso in bilancio, la ministra negò pubblicamente il fatto suscitando un grande clamore mediatico e politico, anche dentro il Parlamento.
Per gli inquirenti, sarebbero stati falsificati i bilanci di esercizio dal 2016 al 2022 per Visibilia Editore, dal 2016 al 2020 per Visibilia Srl e dal 2021 al 2022 per Visibilia Editrice. Nell’ipotesi dell’accusa, spiegata dal procuratore di Milano Marcello Viola, il falso “avrebbe evidenziato una perdita del capitale sociale per Visibilia Editore, a partire dal bilancio 2016, per Visibilia Srl, a partire dal bilancio 2014 e per Visibilia Editrice, dal bilancio 2021”.
Gli indagati tra cui la senatrice di Fratelli d’Italia, avrebbero “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, ciascuno in ragione delle cariche rivestite”, “consapevolmente” esposto dati falsi nei bilanci. Presunti falsi pure “nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico”.
Tutto questo per “conseguire per sé o per altri ingiusto profitto”, ossia la “prosecuzione dell'attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione sia la gestione meramente conservativa”. A quanto si legge negli atti, tra il 2014 e il 2022 la spa avrebbe registrato “perdite significative e risultati reddituali operativi negativi per milioni di euro”.
L’accusa di truffa aggravata
L’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Inps riguarda presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione durante la pandemia per 13 dipendenti di Visibilia, dal 2020 al 2022, per un totale di oltre 126mila euro versati dall’ente pubblico. In base ad alcune intercettazioni della Guardia di finanza tra Dimitri Kunz – compagno di Santanché – e Paolo Giuseppe Concordia, responsabile delle tesorerie di Visibilia, emergerebbe la “consapevolezza” dello schema “illecito” ai danni dell’istituto previdenziale.
Sono oltre 20.100 le ore di cassa integrazione a zero ore chieste e ottenuta dall’Inps durante tra maggio 2020 al febbraio 2022. Durante quel periodo, però, 7 dipendenti di Visibila Editore e 6 di Visibila Concessionaria avrebbero continuato a lavorare regolarmente.