Mentre il Capo dello Stato scrive al Csm per elogiare l’aumento della sua attività ("scelta necessaria per la mole di lavoro accumulata nel tempo"), il ministro alla Giustizia, Carlo Nordio, dopo 48 ore di accertamenti, ha deciso di mettere sotto accusa i giudici di Milano per la fuga di Artem Uss – il 40enne potente imprenditore russo, figlio di un uomo molto vicino a Putin – evaso dagli arresti domiciliari (si trovava in una casa del milanese) il 22 marzo, il giorno dopo il via libera all’estradizione in Usa, con l’accusa di contrabbando di petrolio. Nordio ha avviato l’azione disciplinare a carico dei tre giudici della Corte d’Appello (Stefano Caramellino, Micaela Curami e Monica Fagnoni) cui contesta "grave e inescusabile negligenza". L’indagato non doveva lasciare il carcere, cioè i domiciliari, è l’accusa, che però potevano essere revocati, come hanno scritto i magistrati milanesi nella loro relazione. L’Anm protesta, col suo presidente, Giuseppe Santalucia, che già aveva denunciato le "contraddizioni" di Nordio e la "facile scorciatoia dello scaricabarile". Per i vertici dell’Anm Nordio, con l’azione disciplinare, sarebbe entrato nella discrezionalità e nell’autonomia dei giudici chiamati a decidere sulla base della richiesta della difesa. Da via Arenula, invece, si fa capire che sotto accusa c’è la carente motivazione posta a base della concessione dei domiciliari, che hanno consentito all’indagato di passare direttamente dalla sua cascina alla vita dorata nella patria russa. Stessa posizione dell’Anm anche da parte del presidente facente funzione del tribunale di Milano, Fabio Roia. Oggi il Guardasigilli riferirà nella prevista informativa urgente alla Camera. In serata, trapela che Meloni e Nordio hanno avuto un incontro a Palazzo Chigi: la premier conferma l’intesa col ministro sul caso Uss.
CronacaCaso Uss, scontro tra Nordio e i magistrati