Forlì, 31 gennaio 2025 - Caso Sara Pedri, assolti con formula piena l'ex primario dell'ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, e la sua vice, Liliana Mereu dalle accuse di maltrattamenti in concorso e in continuazione nei confronti del personale del reparto. Questa la sentenza del gup del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino. Le motivazioni della sentenza, il cui dispositivo è stato letto dal giudice in camera di consiglio alla presenza dei due imputati, verranno depositate in novanta giorni. All'udienza, avvenuta in camera di consiglio di fronte al gup, erano presenti entrambi gli imputati.
Il 29 novembre 2024 il pm Colpani aveva chiesto 4 anni, 2 mesi e 20 giorni di condanna per entrambi gli imputati. Secondo il giudice, che ha applicato l'articolo 530 comma due del codice di procedura penale, il fatto non sussiste. I due erano accusati di maltrattamenti sul lavoro in concorso, per le presunte vessazioni psicologiche che si sarebbero consumate nell’unità operativa.
Scomparsa di Sara Pedri
Questo di oggi è l'ultimo atto giudiziario legato alla tragica scomparsa della 31enne ginecologa forlivese Sara Pedri. La ragazza è svanita nel nulla (gli inquirenti pensano a un suicidio) il 4 marzo 2021 a Cles, in Trentino, regione in cui la dottoressa era in servizio e dov’è stata ritrovata la sua auto. Sara è scomparsa dopo essersi dimessa dall’ospedale, il suo corpo non è mai stato ritrovato. Per gli inquirenti – stando ai resoconti dei messaggi telematici di Sara a parenti e amici – la 31enne si sarebbe tolta la vita a seguito del presunto mobbing subìto in corsia dai suoi superiori, gettandosi nel lago di Santa Giustina.
Reazioni alla sentenza
Soddisfazione per l’assoluzione è stata espressa dagli avvocati della difesa. “Formula piena: il fatto non sussiste per entrambi i medici. Direi, quello che noi abbiamo sempre auspicato”, ha affermato, all'uscita dall'aula, l'avvocato Mario Murgo, in rappresentanza della dottoressa Liliana Mereu.
"Sono innocenti come noi sapevamo dall'inizio di questa storia. Per quattro anni abbiamo lavorato su robuste ragioni, con la convinzione che la giurisdizione le avrebbe riconosciute, e così è stato”, ha detto Salvatore Scuto, difensore di Tateo assieme all'avvocato Nicola Stolfi. "Soddisfazione sicuramente, perché eravamo convinti di percorrere un solco tracciato chiaramente dalla Corte di Cassazione. Rimane la preoccupazione perché la Procura della Repubblica ha ritenuto di dover perseguire delle accuse che poi si sono rivelate infondate”, ha aggiunto Stolfi.
"La vicenda patisce di un difficile meccanismo di valutazione dell'effettiva responsabilità degli imputati rispetto alla fattispecie di reato contestata. Nel nostro ordinamento non esiste un reato che specificatamente si occupa di mobbing, questo è il tema che in questo processo è stato trattato e approfondito a lungo”, ha invece commentato l'avvocato Andrea De Bertolini, in rappresentanza di sette lavoratrici costituitesi parti civili.
Dettagli aggiuntivi sul caso
Tateo all’epoca della scomparsa di Sara Pedri (primi mesi del 2021) era primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, e Liliana Mereu era la sua vice. A novembre dello stesso anno vengono indagati per maltrattamenti in concorso e continuazione sull’ambiente di lavoro. A maggio 2023 c’è il rinvio a giudizio, a novembre parte il processo con rito abbreviato: 21 le parti offese tra infermiere, ostetriche e medici dell’unità operativa che fu diretta da Tateo. Tra loro Sara Pedri, rappresentata dalla mamma Mirella e difesa in aula dall’avvocato Nicodemo Gentile. Undici le parti civili incardinate nel processo, con la richiesta complessiva al giudice 1,2 milioni di risarcimento.