Roma, 1 febbraio 2024 – Il caso di Ilaria Salis, la monzese detenuta in Ungheria dopo un’aggressione a militanti neonazisti, non smette di far discutere dopo le immagini della sua presenza in un’udienza del processo con manette a mani e piedi.
Ieri in serata è spuntato un memoriale nella quale la Salis denuncia le terribili condizioni di detenzione.
La cella
Una cella completamente chiusa, cimici nel letto, scarafaggi nei corridoi, vitto scarso. Secondo quanto riporta in esclusiva il 'Tg La7' è il racconto che fa, ad ottobre scorso, Ilaria Salis della sua prigionia in un carcere di Budapest in un memoriale scritto il 2 ottobre e diretto al suo legale italiano, quando era in carcere da 8 mesi e le era vietato parlare.
Salis racconta le circostanze dell'arresto quando le vengono sequestrate scarpe e vestiti "ad eccezione di mutande, reggiseno e calzini" e "sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia".
I vestiti
Resterà con questi vestiti per cinque settimane, riferisce il TgLa7, per sette giorni non avrà carta igienica, sapone e assorbenti, beni di prima necessità che rimedierà solo grazie a una detenuta ungherese. "Sono rimasta per 5 settimane senza ricevere il cambio lenzuola, per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto – scrive ancora – Oltre alle cimici nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi" invece "nel corridoio esterno appena fuori dall'edificio spesso si aggirano topi". "Oltre alle manette, qui ti mettono un cinturone di cuoio con una fibbia'', scrive la detenuta.
Il cibo
Quanto al vitto, Salis racconta: "Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena, a colazione di solito si riceve una fetta di salume che spesso è in cattivo stato. A pranzo danno zuppe molto acquose in cui c'è pochissimo cibo solido, ma dove in compenso spesso si trovano pezzi di carta o di plastica, capelli o peli".
23 ore su 24 in cella
Quanto alla detenzione, nel memoriale mostrato dal 'TgLa7', c'è scritto che "si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa, c'è una sola ora d'aria al giorno e la socialità non esiste".
Salis spiega che non ha potuto iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese, lingua in cui avvengono tutte le comunicazioni, con la motivazione che "non parla ungherese".
L'unico svago è un laboratorio di attività manuali: non viene pagata "in quanto detenuta straniera".
Il nodulo
Racconta inoltre che deve tenere sotto controllo un
nodulo: a marzo, un mese dopo l'arresto, avrebbe avuto un'ecografia programmata in Italia e riesce a farla solo a metà giugno ma non le consegnano il referto: "La dottoressa mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli". Salis spiega poi che le sue condizioni erano note da tempo alla nostra diplomazia, che ogni volta che deve uscire dal carcere viene portata ammanettata, al guinzaglio. Infine si rivolge ai suoi legali italiani: "Gli avvocati ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto ciò è assolutamente normale ma so che in Italia non è per niente normale".