Domenica 9 Marzo 2025
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Le ultime ore di Liliana Resinovich nella perizia Cattaneo: la manovra chokehold e cosa resta da chiarire

Le conclusioni dell’antropologa forense: Lilly aggredita alle spalle. Dalle formiche all’edera alla temperatura, perché il cadavere secondo i consulenti della procura di Trieste è sempre rimasto nel bosco del ritrovamento

Le ultime ore di Liliana Resinovich nella perizia Cattaneo: la manovra chokehold e cosa resta da chiarire

Trieste, 8 marzo 2025 – Colpita alle spalle, sopraffatta e soffocata. La morte di Liliana Resinovich viene descritta così nelle 240 pagine della perizia firmata da Cristina Cattaneo. Un “lavoro minuzioso”, l’ha definito il procuratore facente funzione di Trieste, Federico Frezza, nell’annunciare una doverosa e “profonda rivalutazione dell’intero procedimento”. Il linguaggio scientifico non basta a stemperare in chi legge la relazione – molto attesa e più volte rinviata - la percezione di sofferenza delle ultime ore vissute da questa tranquilla pensionata 63enne, sempre disposta ad aiutare tutti. “Atti respiratori contro resistenza”, scrivono i consulenti per spiegare l’asfissia meccanica esterna. Una scena che va dritta al cuore, Lilly avrebbe dunque cercato di difendersi. Ecco il giallo di Trieste per punti, anche quelli che restano ancora da chiarire.

Liliana Resinovich è stata trovata morta il 5 gennaio 2022 in un boschetto dell'ex ospedale psichiatrico
Liliana Resinovich è stata trovata morta il 5 gennaio 2022 in un boschetto dell'ex ospedale psichiatrico

La perizia Cattaneo per punti

Ci sono elementi irrecuperabili?

Un lavoro che però lascia ancora aperti tanti interrogativi, e si muove tra il “molto probabile”, il “tecnicamente non prospettabile”, come impone il rigore scientifico. Insomma, queste conclusioni sembrano il massimo nelle condizioni date. Perché certi elementi sono irrecuperabili. E questo viene ripetuto costantemente, nella relazione. Un dato su tutti, la mancata rilevazione della temperatura corporea quando è stato ritrovato il cadavere di Lilly, nel pomeriggio del 5 gennaio 2022, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Questa mancanza, scrive l’antropologa forense - nella squadra anche Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio leone e Stefano Vanin - rappresenta “una criticità del tutto insormontabile”.  Ancora: “Purtroppo vi sono pochissime fotografie ritraenti la cute del corpo al momento del sopralluogo medico-legale”.

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Quando è morta Liliana Resinovich?

La data del decesso di Liliana Resinovich è un rebus fin dall’inizio . Scrivono i consulenti: “È possibile unicamente affermare che non vi è alcun elemento in contrasto con l’ipotesi che la morte della donna possa essersi realizzata 22 giorni prima e, quindi, il giorno della sua scomparsa”, il 14 dicembre 2021. Più avanti: “Non è emerso alcun elemento tecnico che anche solo parzialmente contrasti” con questa possibilità”. Anche perché “lo stato di conservazione del volto della donna (si ribadisce unico distretto indagabile sulla base della documentazione a disposizione) appare del tutto coerente con un eventuale intervallo post mortale di 22 giorni, trascorso a temperature medie molto fredde”. Si ricorda poi che Lilly, quando è stata ritrovata, aveva addosso gli stessi abiti di quando è scomparsa (ripresa sicuramente dalle telecamere di via Damiano Chiesa e vista passare in via San Cilino dalla fruttivendola Iva). La depilazione era recente e nello stomaco aveva ancora i resti della colazione del mattino.

Dove è rimasto per 22 giorni il corpo di Lilly?

Anche questo interrogativo aveva sollevato infinite ricostruzioni. Dove è rimasto il corpo di Lilly per 22 giorni? E ancora non ha una risposta un altro interrogativo centrale: dove è morta? Scrive la consulente della procura: “Non è emerso alcun elemento tecnico che contrasti con il fatto che il corpo della donna sia rimasto sempre nello stesso luogo in cui poi è stato ritrovato. Anzi, le evidenze meteorologiche, entomologiche e botaniche sono particolarmente in armonia con tale scenario”.

Come è morta Liliana Resinovich?

Uccisa. Soffocata dopo essere stata sopresa alle spalle, picchiata, graffiata, strattonata. Questo è lo scenario che ci consegna la consulenza. Il quadro delle lesioni e delle fratture - in particolare a volto, mani, schiena - è compatibile con la manovra di chokehold, “afferramento da tergo con incavo dell’avambraccio dell’aggressore che avvolge il collo”. Ma al tempo stesso l’antropologa forense ricorda di aver lavorato su “un corpo in avanzato stato trasformativo post mortale e pressoché interamente scheletrizzato”. La riesumazione risale a febbraio dell’anno scorso. 

Perché le formiche non l’hanno attaccata?

Ma come si concilia quest’ipotesi con la buona conservazione e ad esempio con l’edera non macerata sotto al cadavere, ‘imbustato’ in sacchi neri da spazzatura, la testa avvolta da due sacchetti di nylon, di quelli che si usano per fare la spesa, chiusi al collo da un cordino lasco? Ecco le risposte degli scienziati. A partire dalla temperatura del boschetto, indagata dall’entomologo Vanin, “con medie giornaliere anche al di sotto dei 3 gradi”, un’oscillazione tra 5,1 e 1,5. Dunque “si trattava di un ambiente molto freddo, ma comunque sopra lo 0”, “tale da non determinare il congelamento del corpo”. Che veniva colonizzato “da esemplari di formica appartenenti alla specie Prenolepis nitens, tipica di giardini, boschetti e foreste, mai segnalata in ambienti indoor”. “L’assenza di tracce di alimentazione da parte delle formiche sulla vittima è da ricondursi alle abitudini alimentari della specie che si nutre di liquidi zuccherini di origine vegetale”, è l’annotazione.

Perché non ci sono segni di animali?

E come si spiega, invece, l’assenza di morsi di animali, che aveva lasciato perplesso anche il naturalista triestino Nicola Bressi, autore di una consulenza che sollevava proprio questo dubbio? “L’interazione tra fauna selvatica e corpi deceduti in ambiente esterno - conclude il team di Cattaneo - è soggetta a numerosissime variabili, tali per cui concludere che un corpo che giaccia per qualche tempo all’esterno debba presentare necessariamente segni di attività di scavenging, ovvero di ‘attacco’ animale, è un assunto che non trova riscontro nella realtà”.

Perché l’edera non era macerata?

Infine come mai l’edera sotto al corpo non era stata macerata da quella presenza, una donna esile come un fuscello, “pesava 42 chili”, ha ripetuto in più circostanze il marito Sebastiano Visintin, correggendo anche le carte che invece scrivono 50 chili? Perché, risponde la perizia, “si tratta di una pianta con un’elevata tolleranza alle variazioni di luce, specie nel periodo invernale”.