Mercoledì 15 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Caso Orlandi, carteggio inedito "Lo zio molestò la sorella" E rispunta la pista familiare

Nel 1983 il cardinale Casaroli chiese a un sacerdote conferme su Mario Meneguzzi (ora morto). L’ira del fratello di Emanuela: "Vogliono scaricarci le responsabilità, il Papa mi riceva in privato".

Caso Orlandi, carteggio inedito "Lo zio molestò la sorella" E rispunta la pista familiare

Nel giallo che dura oramai da 40 anni sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, spunta il nome dello zio della ragazza, Mario Meneguzzi, deceduto da tempo. Meneguzzi era il marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983. Secondo quanto emerge da un servizio del Tg de La7, alcuni mesi dopo la scomparsa, l’allora Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli scrisse, in via riservata, un messaggio per posta diplomatica a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Giovanni Paolo II, che era stato in passato consigliere spirituale e confessore degli Orlandi.

La missiva, sempre secondo quanto afferma il servizio del tg, sollecitata da ambienti investigativi romani, puntava a chiarire se il religioso fosse a conoscenza del fatto che Meneguzzi avesse molestato la sorella maggiore di Emanuela. Una domanda a cui il religioso rispose in maniera affermativa. Nella risposta al cardinale, il religioso aggiungeva anche che la sorella maggiore di Emanuela, Natalina, le confidò di aver paura: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima. Quella lettera ora è finita all’attenzione del promotore di giustizia vaticano e ai pm di Roma che da alcuni mesi hanno avviato nuove indagini.

Il confronto tra l’identikit redatto dal vigile e da un agente di polizia, dell’uomo a colloquio con Emanuela la sera della scomparsa e una foto dello zio, è impressionante. Emerge una somiglianza evidente. Chi indaga, avrebbe dunque ripreso in mano tutte le carte della prima inchiesta per mettere a confronto le dichiarazioni della sorella di Emanuela, che in un verbale presente nei documenti delle vecchie indagini raccontò degli abusi, con una serie di atti per capire perché all’epoca dei fatti quella ipotesi non venne approfondita.

Ed è così che, dopo anni di colpi di scena che hanno chiamato in causa in diversi modi anche il Vaticano, viene rilanciata la "pista familiare". La svolta proprio quando era appena stato dato il via libera in Parlamento a una commissione di inchiesta bipartisan per fare luce sul caso Orlandi, dopo le annose richieste dei familiari (in primis il fratello Pietro) e soprattutto dopo che Papa Francesco durante un Angelus aveva nominato Emanuela e mostrato comprensione per il dolore della madre della ragazza scomparsa. Un gesto simbolico da parte del Vaticano, le cui responsabilità sono spesso state chiamate in causa ma mai sono state provate.

Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, dopo aver visto il servizio di La7, è sbottato. "Sono arrabbiato, furioso. Hanno passato il limite come non mai e con l’avvocato Sgrò domani (oggi per chi legge) ho organizzato una conferenza stampa". Orlandi è furioso: "Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia... Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così".

Per il fratello della ragazza scomparsa, questo sarebbe un modo di oscurare la commissione di inchiesta: "Nessuno ha chiamato né me, né mia sorella, né i figli di mio zio - ha detto Orlandi –. Non siamo stati chiamati dalla Procura di Roma, mi auguro che questa commissione parlamentare parta e svergogni chi oggi miserabilmente ci ha infangato".