Perugia, 5 marzo 2024 – Anche il Copasir che si è riunito martedì si è subito mosso per sentire il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone: l’esame è fissato giovedì pomeriggio, mentre la mattina il magistrato sarà audito in Commissione parlamentare antimafia dove potrebbe chiedere la secretazione della seduta per delineare la vicenda del presunto dossieraggio che ha già innescato un aspro scontro politico e tempi e modalità di trasferimento dell’indagine da Roma a Perugia, dopo alcuni mesi dalla denuncia presentata dal ministro Guido Crosetto, in seguito alla pubblicazione di compensi a lui riferiti sul 'Domani'. Quando il coinvolgimento di una toga della capitale divenne più che un'ipotesi di scuola. Giovedì invece sarà la volta di Giovanni Melillo, subentrato nel 2022 a capo della procura nazionale antimafia dove per almeno tre anni si è svolta l’intensa attività di spionaggio, finita almeno in parte su alcuni quotidiani.
Ma è proprio su quello che non è stato pubblicato che si concentrano ora le indagini e i sospetti degli inquirenti: perché l’aspetto più inquietante della vicenda non sono tanto gli articoli di stampa - emerge da fonti investigative - ma i circa 5mila accessi alle banche dati (Sdi, Siva e Serpico) di cui solo 800 ‘scremati’ in base ai nominativi e alle cronache giornalistiche, svolti da Pasquale Striano, tenente della Finanza, finito dalla Dia allo Scico alla Pna sotto l’egida di Antonio Laudati, il sostituto procuratore a tre mesi dalla pensione, indagato insieme all’ufficiale delle fiamme gialle per accesso abusivo alle banche dati, rivelazione di segreti d'ufficio, falso e abuso d'ufficio. Il rapporto tra i due sarebbe stato particolarmente stretto: Striano comandava la squadra Sos mentre Laudati era il suo diretto superiore che, in almeno quattro casi, avrebbe utilizzato il finanziere per svolgere attività di polizia parallela per questioni personali poi finite in almeno tre atti d’impulso alla procure ordinarie competenti per l’apertura di altrettante indagini, mentre altri due atti d’impulso sono in queste ore al vaglio dei magistrati perugini: lo stesso Cantone e il pm Laura Reale.
Come quella contro il presidente della Figc Gabriele Gravina (che ora ha chiesto di essere sentiti dai pm romani), innescata dalle dichiarazioni di Emanuele Floridi su una presunta contropartita di un appalto per i diritti tv in cambio del pagamento di opzioni di acquisto su libri antichi. Ma anche quella alla procura di Napoli in seguito alla diatriba sull’acquisto di un calciatore di seconda fascia. Un amico si sarebbe rivolto a Laudati - secondo quanto emerge dalle indagini - in seguito alla sua incriminazione per esercizio abusivo delle proprie ragioni per aver minacciato la controparte dopo una presunta truffa, e Laudati avrebbe dato incarico al fidato Striano di fare accertamenti per poi inviare alla procura una dossier pre-investigativo in cui adombrava il sospetto di connivenza con i clan.
Gli altri due atti d’impulso riguardano invece proprietà immobiliari del magistrato: in un caso sono stati tracciati tutti i condomini di un immobile in cui aveva un’abitazione di famiglia, nell’altro l’accertamento sulla Curia Gentilizia perché al centro della compravendita di un terreno proprio davanti a una casa di proprietà del magistrato. All’Antimafia Cantone potrebbe spiegare anche tempi e modalità della trasmissione del fascicolo dalla capitale a Perugia, competente ad indagare sulle toghe romane.
Dopo la denuncia di Crosetto l'anno scorso il fascicolo era stato aperto a Roma ed era stato sentito come persona informata sui fatti lo stesso Melillo ma non Cafiero De Raho, ex procuratore, attuale vicepresidente della Commissione antimafia in quota Cinquestelle. Secondo quanto è possibile ricostruire inizialmente la delega di indagine era stata affidata ai carabinieri e a Striano era stata fatta un'elezione di domicilio per la nomina di un legale. Sembrerebbe che poi i colleghi della capitale avessero chiesto conto delle attività del finanziere 'infedele' direttamente a Laudati. Quando tre mesi dopo il tenente fu perquisito gli investigatori trovarono poco materiale su chat e computer. Il sospetto è che il 'mago' dell'informatica abbia cancellato chat e file cancellati. Non risulterebbero infatti conversazioni nemmeno con uno dei giornalisti del Domani coinvolti nell'indagine e destinatari - secondo la versione accusatoria - delle informazioni provenienti dagli accessi alle banche dati. Al momento però, nonostante gli accertamenti, gli inquirenti perugini non avrebbero trovato alcuna eventuale contropartita per l'attività di spionaggio del finanziere (che nei giorni scorsi ha fatto sapere di non voler rispondere, almeno per adesso, all'interrogatorio) soldi o benefit. Gli investigatori hanno controllato anche il tenore di vita dei familiari senza che al momento sia emersa alcuna anomalia.