Viterbo, 21 gennaio 2025 – Orrore in una casa di riposo di Latera, in provincia di Viterbo: si indaga per maltrattamenti e violenza sessuale. I carabinieri della compagnia di Montefiascone e i colleghi del Nucleo antisofisticazioni e sanià di Viterbo hanno eseguito sei ordinanze di applicazione di misure cautelari, tre in carcere e tre di sospensione dall’esercizio delle funzioni. Le persone interessate sono sei operatori socio-sanitari accusati di maltrattamenti ai danni degli anziani presenti in struttura.
L’indagine, partita nella primavera dello scorso anno, è scattata dopo la denuncia dei famigliari e a seguito delle confidenze di alcuni ex operatori che hanno deciso di rivolgersi ai carabinieri di Capodimonte. Hanno raccontato una serie di abusi tali da spingere il procuratore Paolo Auriemma e il pm Flavio Serracchiani a installare telecamere all’interno della casa di riposo.
Dalle intercettazioni ambientali è dunque emerso “un quadro allarmante, preoccupante, pericoloso – si legge in una nota delle forze dell’ordine – contrassegnato da una gestione inumana dell'anziano, soggetto notoriamente vulnerabile, esposto ad attacchi gravemente lesivi del suo equilibrio psicofisico, già compromesso dall'età e dal naturale decadimento fisico e cognitivo”.
A fare clamore sono anche le “autentiche condotte di violenza sessuale” nei confronti di un’anziana, consistite in “toccamenti delle parti intime, eseguiti anche a mezzo di un bastone e, in un’occasione, addirittura quando era impossibilitata a difendersi perché legata a letto mediante strumenti di contenzione”. L’utilizzo di questi strumenti, come fascette e bende, era frequente. In un caso, un’anziana sarebbe rimasta legata per più di 24 ore.
Emerge poi che le vittime dei maltrattamenti erano spesso lasciate senza mangiare, tanto da essere malnutrite, e che venivano loro somministrati farmaci ansiolitici: non è chiaro se rientrassero in un regolare piano terapeutico. A tutto ciò si uniscono anche costanti violenze psicologiche.
Gli arrestati sono stati portati presso le case circondariali Viterbo e Civitavecchia. “La responsabilità non è della struttura ma personale”, ha sottolineato Auriemma.