di Maurizio Guccione
Guardare al futuro con i piedi ben saldi a una tradizione che fa del distretto cartario lucchese un modello del Made in Italy. ’Cartiere Carrara Spa’ – con i suoi siti produttivi a Capannori (Lucca), Pietrabuona (Pistoia), Pratovecchio (Arezzo), Ferrania (Savona) e Arpino (Frosinone) – festeggia quest’anno un traguardo davvero importante: un secolo e mezzo di attività.
Presidente Massimo Carrara, cosa prova avendo questa lunga storia alle spalle?
"Orgoglio ed emozione, se penso alla storia passata; senso di responsabilità se penso al futuro. Ma prima ditutto una grande gratitudine, per la mia famiglia, i miei figli e per le tante persone, collaboratori, clienti, fornitori, istituzioni che sono passate per questa strada. È un traguardo che tagliamo insieme".
Come è cambiato negli ultimi 20 anni il modo di fare impresa?
"Il settore del tissue negli ultimi 20 anni non ha visto progressi tecnologici rivoluzionari, come è accaduto per altri settori industriali stravolti dalle nuove tecnologie. L’innovazione, però, non si limita solo alla tecnologia, abbiamo investito per continuare a migliorare l’efficienza produttiva, cercando di coprire le diverse aree di business del settore, impostando modelli e valorizzando la specificità di ognuna di queste. Questo è stato, ed è, fondamentale per essere in grado di affrontare le numerose sfide ambientali e a soddisfare le esigenze mutevoli dei consumatori".
Siete un Gruppo solido, quali sono dal punto di vista industriale le nuove strategie?
"Al di là delle numerose sfide legate al tema dell’energia e della sostenibilità che oggi sono tra le priorità di un’azienda come la nostra, credo che un aspetto strategico sia legato alla comunicazione. Alzare il livello di comunicazione con la nostra distribuzione sia B2B che B2C, individuando i nuovi bisogni del mercato è un obiettivo cruciale per rimanere competitivi e soddisfare le esigenze dei clienti".
Chi è nel 2023 un industriale del settore cartario?
"Oggi chi si occupa di carta si ritrova in un settore estremamente Capital intensive, dove sono richiesti investimenti significativi in macchinari e attrezzature specializzate necessari per mantenere alti standard qualitativi e sostenere la capacità produttiva. Molti profili specifici richiesti nel settore cartario stanno cambiando, le competenze richieste si stanno spostando verso profili più orientati all’ingegneria, alla gestione delle operazioni e alla conoscenza delle nuove tecnologie, questo rende più difficile reperire personale con le competenze specifiche richieste".
Gli ultimi due anni e mezzo sono stati contrassegnati dalla pandemia e dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina: come avete affrontato il momento di crisi e che cosa si immagina per il futuro?
"Abbiamo attraversato momenti difficili: la pandemia, la guerra che ha cambiato lo scenario economico mondiale portando ad un’impennata inimmaginabile dell’inflazione, i costi dell’energia, circostanze eccezionali che hanno sconvolto molti e abbattuto altri. Cartiere Carrara ha dimostrato prontezza, flessibilità ed intelligenza e ne siamo usciti più consapevoli, più forti. Oggi vogliamo guardare al futuro con coraggio".
L’industria cartaria in Italia tra leggi e burocrazia: di che cosa c’è bisogno, parlando dell’azione politica e legislativa, rispetto alle normative che riguardano lo sviluppo delle energie alternative al fossile?
"Abbiamo bisogno dell’Europa. In un settore come il nostro, non possiamo pensare di avere un sistema regolatorio completamente diverso tra un Paese e un altro all’interno dell’UE. Per lo sviluppo delle energie alternative è fondamentale una vera semplificazione burocratica per l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile e anche incentivi a supporto della ricerca e sviluppo. Cartiere Carrara si impegna da anni per questo e l’utilizzo di fonti pulite e rinnovabili ci ha portato alla quasi autosufficienza energetica e il trattamento dell’acqua utilizzata nella produzione realizza un consumo inferiore del 25% alla media del settore".
I vostri due importanti progetti di forestazione vanno in questa direzione?
"La sostenibilità ambientale è un percorso che implica programmazione e responsabilità. Noi siamo partiti tanti anni fa acquistando dei terreni dove poter fare progetti reali di forestazione, ma non solo, abbiamo 16 certificazioni e un Codice Etico, che garantisce trasparenza a tutti i nostri stakeholders. La selezione dei fornitori si basa su criteri di responsabilità ambientale e sociale, favorendo una filiera virtuosa in cui quasi tutte le materie prime sono riciclabili e riutilizzabili. Abbiamo da poco presentato il Manifesto di Sostenibilità che ci impegna in tanti aspetti legati alla sostenibilità".
Parliamo di sicurezza nei luoghi di lavoro: qual è la vostra politica aziendale su questo importante aspetto?
"La cura e la salute delle persone, dei nostri collaboratori, sono appunto al primo posto del Manifesto di Sostenibilità. Per noi la sicurezza è una priorità assoluta, abbiamo sviluppato un progetto: Caring for Safety, che ha l’obiettivo di andare oltre la normativa, creando una vera e propria cultura della sicurezza all’interno dell’azienda".
Operate anche all’interno del distretto cartario lucchese: luci e ombre.
"Il distretto di Lucca è un punto di forza dell’economia toscana e nazionale. Una realtà che genera un fatturato importante per il nostro territorio e che contribuisce anche ad una parte fondamentale dell’export nazionale. Spesso ci si dimentica di questi numeri: operiamo in contesti oramai saturi e spesso dobbiamo far fronte ad aspetti burocratici di difficile comprensione. Sono convinto che se vogliamo che il distretto resti competitivo, sia necessaria una seria riflessione, non possiamo continuare a fare i conti con piani strutturali incompatibili con le programmazioni industriali".