Venerdì 22 Novembre 2024
GIULIA PROSPERETTI
Cronaca

Caro affitti, studenti nelle tende per protesta. Bonus e sussidi: come funziona in Europa

Le manifestazioni dilagano, la ministra dell’Università Bernini contro il collega Valditara: “Non facciamo polemiche inutili”. Il confronto con gli altri Paesi: prezzi anche più alti, ma gli Stati investono molto sul futuro dei giovani

Roma, 11 maggio 2023 – Da Milano a Roma – passando per Padova, Perugia e Bologna – gli studenti piantano tende davanti alle università per protestare contro il caro affitti, ma all’estero la situazione in molti casi non è delle migliori. Per gli studenti fuorisede, che non vivono con le famiglie di origine, l’alloggio rappresenta, infatti, la voce di spesa più rilevante in quasi tutti i paesi europei. E gli aiuti pubblici, tranne alcune eccezioni, non differiscono di molto dallo scenario italiano.

La protesta degli studenti
La protesta degli studenti

L’Italia, la cui percentuale di spesa è al di sopra della media europea, si colloca al decimo posto tra i Paesi in cui si spende maggiormente per l’affitto. Il Paese dove gli studenti spendono la fetta più grande delle loro entrate per l’alloggio – secondo il report Eurostudent 2021 – è la Danimarca (47%), seguita da Finlandia (46%), Francia, Svezia e Repubblica Ceca (43%), Germania (42%), Portogallo e Islanda (41%), Austria (40%), Italia (39%), Irlanda (38%), Norvegia (37%), Svizzera, Paesi Bassi e Polonia (36%). Al di sotto della media europea, pari al 35%, si collocano Slovenia e Romania (34%), Estonia (32%), Lussemburgo e Turchia (31%), Lituania e Croazia (27%), Ungheria (26%), Malta (21%) e Georgia (18%). La crescita dei costi degli affitti ha colpito anche il Regno Unito dove per la casa – stando all’indagine realizzata da Unipol e National Union of Students (NUS) – gli studenti spendono il 45% delle loro risorse economiche.

Ma a fare la differenza è, in molti casi, il sostegno statale. In Danimarca dove i prezzi degli affitti sono alle stelle, e si pagano tra le tasse più alte del mondo, lo Stato spende quasi 3,3 miliardi di euro l’anno (circa l’1% del Pil) in sussidi e prestiti calmierati agli studenti. Ogni mese ogni studente universitario – indipendentemente dal proprio reddito – riceve l’SU, una sorta di stipendio di Stato per studiare che, se si vive da soli, può superare gli 800 euro mentre se si rimane in casa con i genitori è compreso fra 125 e 350 euro a seconda del reddito familiare.

In Finlandia, sommando prestito statale e borsa di studio, ogni studente può arrivare a percepire ogni anno fino a 11.200 euro e, nel caso il suo reddito sia inferiore agli 11.850 euro, lo Stato garantisce allo studente un aiuto per la copertura di parte delle spese di affitto pari a 201 euro al mese per 9 mesi. Sebbene in misura minore anche in Spagna lo Stato offre un incentivo ai giovani che decidono di lasciare la casa dei genitori. Il governo Sánchez ha infatti introdotto un ‘bonus affitto’ da 250 euro al mese. Ma non solo. Per calmierare gli affitti la nuova legge nazionale sul diritto alla casa dà la possibilità ai governi regionali di imporre limiti al costo dell’affitto degli appartamenti nelle aree considerate ‘mercati stressati’, ovvero zone dove il costo degli alloggi supera il 30% del reddito medio delle famiglie della zona o dove negli ultimi 5 anni i costi delle locazioni siano cresciuti di oltre il 3% rispetto all’inflazione. Sono, inoltre, previste sanzioni fiscali per i proprietari che lasceranno più appartamenti non affittati per lunghi periodi.

Anche in Francia esiste un bonus affitto destinato agli studenti ma si tratta di un contributo quasi simbolico che va dai 40 ai 200 euro mensili e varia in base a diversi criteri tra cui il reddito, il luogo di residenza, e l’ammontare dell’affitto. In diversi Paesi – come Regno Unito, Olanda e Germania – per riuscire ad affrontare le spese universitarie e i costi di vita gli studenti possono fare ricorso al cosiddetto ‘prestito d’onore’. Nel Regno Unito – dove ne fa uso oltre il 90% degli studenti universitari – il prestito viene ripagato a un tasso fisso del salario guadagnato dopo la laurea. E se, dopo gli studi, lo studente non supera una certa soglia di reddito non deve ripagare il debito. In Germania vige, invece, un sistema misto che coniuga borsa di studio e prestito a interesse zero.