Domenica 24 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Sanità, la grande malata. "Mancano 30mila medici e oltre 70mila infermieri". E chi può fugge nel privato

Il diritto alla salute si scontra con i numeri (impietosi) del Sistema sanitario nazionale. Dopo gli anni della pandemia, ecco le criticità più evidenti per operatori e pazienti

Roma, 5 giugno 2023 – La salute è un diritto di tutti, e il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è il sistema di strutture e servizi che ha lo scopo di garantire gratuitamente questo diritto a tutti i cittadini. Un sistema che però, come in tanti possono purtroppo toccare con mano, presenta criticità sempre crescenti e numeri impietosi: mancano 30mila medici, 70mila infermieri e sono stati tagliati 100mila posti letto. Gli anni del Covid hanno visto un enorme sforzo umano ed economico sull’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia, che però ha comportato ritardi sia nell’attività di routine che nella prevenzione, ritardi che ancora oggi pesano sul Ssn e sul diritto alla salute di tutti i cittadini.

Allarme per la carenza dei medici
Allarme per la carenza dei medici

Assistenza di base

Mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione nelle aree disagiate. In tale scenario risulta spesso difficile, se non impossibile, trovare un medico di medicina generale nelle vicinanze di casa. Secondo la Fondazione Gimbe nel nostro Paese mancano quasi 2.900 di famiglia ed entro il 2025 ne perderemo oltre 3.400. Inoltre il 42,1% dei medici supera il tetto massimo di 1.500 pazienti, fatto che incide sulla qualità dell’assistenza. Nel dettaglio si stima una carenza di 2.876 medici di medicina generale con situazioni più critiche al Nord, in particolare in Lombardia (-1.003), Veneto (-482), Emilia Romagna (-320), Piemonte (-229), ma anche in Campania (-349). Nel 2025 a scontare la maggior riduzione di medici di base saranno alcune Regioni del Centro-Sud: Lazio (-584), Sicilia (-542), Campania (-398), Puglia (-383). Stando alle previsioni della Fondazione Gimbe, nonostante l’aumento, grazie alle risorse del Pnrr, del numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di Formazione specifica in medicina generale, i nuovi medici non saranno sufficienti a colmare il ricambio generazionale: entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 20mila medici di famiglia ma il numero di giovani formati occuperebbe solo il 50% dei posti lasciati scoperti (stime Enpam).

Pronto soccorso

All’ospedale Santa Maria Goretti di Latina il pronto soccorso viene definito dai camici bianchi ‘il girone infernale’. Ma non si tratta di un caso isolato. A livello nazionale si sta registrando una vera e propria fuga dei medici da questi reparti, un’emorragia che, lo scorso anno, ha raggiunto il ritmo di 100 dimissioni al mese a causa di condizioni di lavoro non più sostenibili, turni massacranti, una scarsa retribuzione e una minor possibilità di far carriera. Nei pronto soccorso mancano circa 5mila medici (3 su 10) e 12mila infermieri. Per il presidente Simeu, Fabio De Iaco, i pronto soccorso devono sopperire alle carenze della medicina del territorio e dei reparti. In seguito al consistente taglio di posti letto avvenuto nel pubblico, tra il 2010 e il 2020, i pronto soccorso sono diventati una sorta di collo di bottiglia tra pazienti critici e ‘codici bianchi’. Questo ha determinato un aumento del carico di lavoro per singolo professionista dal 25% al 50%. Le visite effettuate sono oltre 20 milioni l’anno e la Simeu parla di veri e propri ‘reparti fantasma’ dove oltre 800mia ‘pazienti di nessuno’ stanziano per almeno 2 giorni in attesa di ricevere cure con 18mila anziani che muoiono in barella in attesa di un letto.

La questione università

Nonostante il pressing della Lega e dei sindacati studenteschi il numero chiuso alla Facoltà di medicina e chirurgia resterà. Secondo le organizzazioni sindacali dei medici l’abolizione della selezione non risolve la carenza dei medici ma il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini concordano su un allargamento del numero programmato. Attualmente un gruppo di lavoro sta elaborando un meccanismo che riesca a prevedere le esigenze che avrà il Sistema sanitario nazionale da qui a 10 anni: le stime del governo parlano di un aumento del numero di iscrivibili ai corsi di laurea in medicina e chirurgia compreso tra il 25 e 30 percento già a partire dal prossimo anno accademico. Terminata l’apertura il governo comincerà a razionalizzare le scuole di specializzazione. Per il 2023 i posti disponibili per Medicina sono 14.787 per Medicina a fronte di 79.356 arrivate. Con l’ampliamento, nei prossimi mesi, il numero degli ammessi potrebbe salire a 18-19mila. Una selezione necessaria per evitare, nella visione di Bernini, "una riduzione degli standard qualitativi di formazione e tirocinio”.

Sicurezza in corsia

Dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, ogni anno in Italia si registrano 1.600 aggressioni al personale sanitario, una media di poco più di 4 al giorno, il 71% delle quali ha avuto come vittima una donna (dati Inail 2019-2021). Secondo un’indagine realizzata da Anaao Assomed, un operatore sanitario su tre è disposto a cambiare lavoro. Tra i reparti più a rischio figura l’area emergenza-urgenza dove – fa sapere la Simeu – “aumenta di due-tre volte il rischio rispetto all’area medica”.

Tra dichiarato e sommerso – sempre stando ai dati Simeu – si può affermare che il 100% dei medici e degli infermieri che lavorano in pronto soccorso e nel 118 abbia subito almeno una volta violenza fisica o verbale. Per tentare di tutelare maggiormente il personale sanitario il governo ha introdotto la procedibilità d’ufficio del reato anche nell’ipotesi di lesioni non gravi (quindi, inferiori ai 40 giorni di prognosi) cagionate ad un esercente una professione sanitaria o sociosanitaria nell’esercizio delle loro funzioni e inasprendo le sanzioni penali con reclusione da 2 a 16 anni a seconda della gravità delle lesioni. Prevista, inoltre, la possibilità di istituire presidi fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza.

1-continua