Mercoledì 15 Gennaio 2025
BRUNO VESPA
Cronaca

Così in Finlandia trasformano le carceri in hotel di lusso. E in cella c’è la sauna

Il governo di Helsinki ha venduto i penitenziari storici (ora sono hotel) e ne ha costruiti dei nuovi con servizi modello. Le celle che scoppiano favoriscono l’incremento della criminalità e i suicidi

Turku (Finlandia), 10 agosto 2024 – Ho dormito in una prigione finlandese. O meglio nella suite di un hotel di lusso di Turku, una città di duecentomila abitanti nella Finlandia meridionale, uno dei due alberghi (l’altro è a Helsinki) che fino a sette anni fa era un carcere per 1300 detenuti.

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L’enorme complesso aveva edifici dedicati alla massima sicurezza e a quello che una volta era un manicomio criminale. La ristrutturazione ha lasciato intatto il carattere originale: sugli inquietanti corridoi si affacciano porte di ferro che un tempo introducevano alle celle e oggi a stanze di diversa dimensione. Per ricordare ai clienti dove si trovano, ogni tanto s’incrociano appesi al muro quadri con le manette, catene per i forzati, mentre una coppia amante dell’horror è stata alloggiata in una vecchia cella con letti a castello con biancheria di qualità, ma il water in bella vista come si conviene a prigioni poco confortevoli (in Italia ne sappiamo qualcosa).

Racconto questa esperienza perché con la vendita di questi complessi, lo Stato finlandese ha potuto costruire carceri di grande qualità. Celle con bagno e docce individuali, saune e perfino una piscina. (Ogni casa finlandese ha la sauna. Chi ha una casa di campagna sui laghi o sul mar Baltico ce l’ha all’esterno: dalla cottura a fuoco lento a un tuffo liberatorio nell’acqua gelata. A proposito, vista da lontano l’acqua del Baltico sembra quella della Sardegna. Quando mi sono tuffato, ho trovato una temperatura fresca e gradevole, ma ho visto anche che il fondo sabbioso toglie ogni limpidezza).

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Togliere la sauna ai carcerati finlandesi sarebbe come togliere la pastasciutta ai nostri. Il pensiero va subito alla situazione italiana. Al sovraffollamento, all’ambiente che favorisce l’incremento della criminalità invece di puntare alla rieducazione, ai troppi suicidi. Secondo gli ultimi dati comparati disponibili, in Italia si suicidano 12 persone ogni diecimila detenuti contro 8.4 finlandesi.

Da giovane cronista, nei primi anni Settanta, ho raccontato ogni estate le rivolte carcerarie, puntuali come il Ferragosto. Pagliericci incendiati, detenuti seminudi sui tetti, agenti sequestrati. Non c’erano permessi. Incontrai nel penitenziario di Porto Azzurro l’ultimo esponente della banda Giuliano. Parlava un siciliano arcaico e non era mai uscito in 28 anni di carcere. ("È pericoloso come quando è entrato", mi disse il direttore). Poi nel ’75 arrivarono la legge Gozzini, i permessi (talvolta eccessivi), la sostanziale abolizione dell’ergastolo e la situazione migliorò nettamente. Ma il sovraffollamento è insopportabile.

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L’opinione pubblica è in genere poco sensibile ai problemi dei detenuti: crepino e arrivederci. Basterebbero un paio di giorni là dentro per cambiare opinione. Ed è un peccato che non si prevedeva per i giovani magistrati qualche giorno di detenzione durante il periodo di ‘uditorato’.

Adesso pensate a quale cifra enorme lo Stato incasserebbe vendendo complessi come Regina Coeli a Roma , San Vittore a Milano, Poggioreale a Napoli e altre carceri storiche nel centro delle principali città italiane. Come il vecchio carcere delle Murate a Firenze, diventato grazie a Renzo Piano un magnifico caffè letterario. E pensate a quante carceri moderne – magari più decentrate, visto che gli inquilini hanno scarse possibilità di fare shopping fuori della prigione – potrebbero costruirsi. Magari senza sauna e senza piscina, ma rispettando i fondamentali diritti dell’uomo.