Lunedì 18 Novembre 2024

Latina, blitz contro il caporalato. "Migranti in condizioni disumane"

In manette anche un sindacalista e un ispettore del lavoro. Stranieri sfruttati nei campi fino a 12 ore con paghe da fame: 4,5 euro l'ora

Blitz contro il caporalato a Latina

Blitz contro il caporalato a Latina

Roma, 17 gennaio 2019 - Duro colpo della Polizia di Stato contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato a Latina. Blitz contro un'organizzazione criminale che sfruttava il lavoro di centinaia di stranieri impiegati in agricoltura in condizioni disumane. 

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Misure cautelari anche per un sindacalista ed un ispettore del lavoro, sempre operanti nella provincia di Latina. L'operazione è stata denominata "Commodo". Il blitz ha portato all'arresto di sei persone, ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, all'estorsione, all'autoriciclaggio, alla corruzione e ai reati tributari. Dietro allo sfruttamento dei migranti c'era un sistema di protezione e collusione che lo rendeva possibile. Indagate anche altre 50 persone, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che non hanno vigilato sui diritti dei lavoratori.

I cittadini stranieri, soprattutto centrafricani e rumeni, erano reclutati e sfruttati attraverso una società cooperativa con sede a Sezze (Latina). Tra gli arrestati anche due donne. L'organizzazione forniva i lavoratori a centinaia di azienda agricole, crendo un monopolio del settore nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo. 

Agli investigatori è subito saltato agli occhi la totale mancanza dei più elementari sistemi di sicurezza nel lavoro. I migranti erano costretti a lavorare nei campi fino a 12 ore, con una retribuzione irrisoria, meno della metà rispetto a quanto prevede il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore ("di 4,5 euro l'ora")

Fondamentali per l'organizzazione criminale la copertura fornita da esponenti sindacali e dell'Ispettorato del lavoro. Continue le minacce di licenziamento. Inoltre venivano costretti a iscriversi al sindacato in modo che l'organizzazione percepisse non solo le quote di iscrizione del lavoratore, ma anche il sostegno economico di indennità di disoccupazione.

L'indagine, iniziata alla fine del 2017, aveva subito scoperto che i migranti si radunavano la mattina presto in alcuni punti della città, là venivano prelevati da pulmini per essere trasportati nei campi. Alcuni braccianti provenivano anche dai centri di accoglienza straordinaria ed erano in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. 

Sequestrati beni per circa 4 milioni di euro:  5 abitazioni, 3 depositi, 3 appezzamenti di terreno, 9 autovetture, 36 tra furgoni e camion, 1 società cooperativa, 4 quote societarie e numerosi rapporti bancari.

LE INTERCETTAZIONI - "A Babbo Natale ho chiesto…4000 disoccupazioni e un gatto…". Con questo sms il segretario generale provinciale della Fai Cisl, Marco Vaccaro, oggi in manette nell'ambito dell'operazione contro il caporalato, scriveva a un altro segretario dello stesso sindacato, in prossimità delle festività natalizie. "Luigi è convinto che l'impero lo ha creato lui...no lo abbiamo creato insieme", invece è l'intercettazione ambientale del 3 dicembre 2017 a Daniela Cerroni, arrestata nell'operazione di oggi, parlando con un altro inquisito, Luigi Battisti.

I COINVOLTI - Luigi Battisti è ritenuto dagli investigatori "il fondatore e l'organizzatore della cooperativa" era colui che "intratteneva i rapporti istituzionali e con le aziende committenti, stabilendo i criteri contrattuali, amministrativi ed economici riguardanti i lavoratori". Daniela Cerroni, come si evince dal'intercettazione, anche lei si considerava capo e promotore del gruppo criminale, nonché socio fondatore della Cooperativa. "Si occupava di organizzare e pianificare i gruppi di braccianti che ogni mattina venivano riuniti nel cortile della sua abitazione di Priverno e successivamente trasportati presso le aziende committenti". Marco Vaccaro, segretario generale provinciale della Fai Cisl, invece è accusato di avere garantito protezione alla cooperativa Agri Amici, grazie al suo ruolo di sindacalista. Suo compito era anche l'estorsione dell'iscrizione alla sua organizzazione ai lavoranti assunti dalla cooperativa, dietro la minaccia del licenziamento. Ai domiciliari Luca Di Pietro, formalmente presidente della cooperativa Agriamici, che trasportava e vigilava i braccianti. Nicola Spognardi, ispettore del lavoro presso l'Ispettorato Territoriale di Latina, copriva la cooperativa Agriamici in cambio di utilità economiche. Chiara Battisti, figlia di Luigi, che svolgeva compiti di natura contabile e amministrativa per la cooperativa. 

REAZIONI - Reazioni sono arrivate dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha scritto su Twitter: "Grazie a Polizia di Stato per questa importante vittoria. Abbiamo appena presentato con il Prefetto di Latina un protocollo con le parti sociali: nessuna tolleranza per il caporalato e per lo sfruttamento del lavoro". Da Maurizio Martina, candidato alla segreteria del Partito democratico, "grazie alle Forze dell'ordine e alla magistratura che, applicando la nostra legge contro il caporalato in agricoltura, hanno sgominato a Latina questa rete criminale". E da Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera: "Un grazie alle forze di Polizia di Latina... Sconcerta che all'interno di questa organizzazione fossero coinvolti anche un sindacalista e un funzionario dell'Ispettorato territoriale del Lavoro. Tolleranza zero per il caporalato, basta speculare sulla pelle dei disperati".