Mercoledì 17 Luglio 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

Caos e proteste a Lampedusa. Von der Leyen e Meloni sull’isola: "Qui per metterci la faccia"

La premier promette di risolvere il problema degli sbarchi: me ne occuperò personalmente. La presidente della Commissione Ue assicura: "Decideremo noi chi entra in Europa".

Caos e proteste a Lampedusa. Von der Leyen e Meloni sull’isola: "Qui per metterci la faccia"

Caos e proteste a Lampedusa. Von der Leyen e Meloni sull’isola: "Qui per metterci la faccia"

Ursula e Giorgia mettono piede sull’isola di Lampedusa alle 10:13 mentre al porto, cinquecento migranti, in fila indiana procedono, mesti e a capo chino, verso il traghetto che li trasferisce a Porto Empedocle. E da lì chissà dove. Von der Leyen e Meloni arrivano, consapevoli che non solo devono rintuzzare le critiche dei lampedusani che, in gran parte, vivono gli sbarchi come un’invasione, ma anche gli sgambetti della politica – a Roma come a Bruxelles – che le giudicano troppo tenere con le ondate provenienti dalle coste del Maghreb. Il primo cavallo di frisia che devono aggirare se lo trovano subito, all’uscita dall’aeroporto, quando un gruppo di donne blocca il corteo di automobili. La presidente del Consiglio ferma la sua vettura e scende. "Ho a cuore Lampedusa, ho a cuore la vostra condizione – dice a coloro che protestano –, lo so che state vivendo questa emergenza da anni. Ma, vi assicuro, stiamo cercando di fare del nostro meglio". Poi chiede ai manifestanti di scrivere una lettera, destinatario Palazzo Chigi: "Stiamo facendo il possibile, ci metto la faccia e me ne occuperò personalmente".

Il corteo di auto procede lentamente tra i tanti postulanti che cercano di farsi sentire. Mezz’ora dopo (ci sarebbe voluto non più di un quarto d’ora) Ursula e Giorgia arrivano all’hotspot. Dentro ci sono 1500 migranti, non c’è più la calca infernale di tre notti fa quando si erano superati i settemila ospiti e non c’era neppure lo spazio per dormire a terra. Il centro di accoglienza è lindo, spariti i tendoni della Croce Rossa. Spariti anche i rifiuti e ripulita la collinetta divenuta un water a cielo aperto. Dieci minuti all’interno, poi a piedi verso il Molo Favarolo, il punto degli sbarchi sull’isola: sul porto, il secondo round con la gente di Lampedusa e gli uomini dell’amministrazione comunale leghista.

Il vicesindaco Attilio Lucia, che ieri aveva arringato la folla, ha ora toni più misurati. "Nell’isola viviamo di pesca e agricoltura. L’isola è al collasso. Non vogliamo vivere di immigrazione – dice dopo l’incontro con la premier –. A Meloni ho spiegato le urgenze. Chiedo una pulizia straordinaria dell’isola perché in pochi giorni sono passati 9-10 mila immigrati e due grandi navi al largo che facciano da bypass".

Alle 11 e 30 c’è il punto stampa all’aeroporto, non si può far tardi perché Von der Leyen deve partire per New York, ma Giorgia indugia al "cimitero dei barchini" – le piccole imbarcazioni usate dai migranti e abbandonate, a decine, davanti alla battigia –, e parla fitto fitto con un gruppetto, guidato da Giacomo Sferlazzo, il ‘pasionario’ del Movimento delle Pelagie. Si sente la voce della premier: "Ringrazio i cittadini di Lampedusa, da sempre affrontano una situazione difficile. Siete persone responsabili, molto belle. Ci siamo impegnati a rendere le condizioni sull’isola migliori. Lo abbiamo già fatto con 45 milioni per aiutare l’amministrazione comunale". E von der Leyen promette: "Decideremo noi chi entra in Europa".

Sferlazzo annuisce, anche lui si è ammansito. E promette una lettera firmata da tutti gli isolani. Nella sala dell’aeroporto la presidente della Commissione annuncia in italiano che "l’Italia può contare sull’Unione europea, questa è una sfida continentale". Meloni appare soddisfatta e lo trasmette con parole di convinto europeismo: "Quello di Ursula non lo considero tanto un gesto di solidarietà verso l’Italia, ma un gesto di responsabilità dell’Europa verso sé stessa perché i confini dell’Italia sono i confini dell’Europa". Si è fatto tardi, le due presidenti con la commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson corrono alle scalette dell’aereo dell’Aeronautica militare. Sono le13:03, il blitz dell’Europa è durato due ore e 50 minuti esatti.