In Italia il 20 e il 21 settembre si voterà il referendum per ridurre il numero dei parlamentari, in Svizzera il 27 per chiudere il rubinetto ai migranti, sicuramente economici, che da queste parti sono italiani, tedeschi e francesi. In un Paese dove il tasso di disoccupazione l’anno scorso è sceso al 2,3% sembra una barzelletta, invece "gli immigrati che rubano il lavoro" fanno paura anche qui tanto da diventare il bersaglio preferito della destra nazionalista dell’Udc che dietro la richiesta di "immigrazione moderata" vorrebbe porre fine agli accordi di libera circolazione delle persone con l’Ue. Un disastro prima di tutto per la Svizzera che è legata a filo doppio al mercato unico nel quale finiscono il 50% delle esportazioni e dal quale arrivano il 60% delle importazioni.
Non è un caso che Parlamento e Governo in questi giorni si siano espressi contro le tesi dei populisti, a maggior ragione in un momento delicato come quello segnato dalla ripresa post-Covid. "Votare sì avrebbe conseguenze gravi per la Svizzera – è la linea dell’esecutivo che ha raccolto il sostegno di Acli e sindacati – per i posti di lavoro e per la prosperità del nostro paese". Secondo gli ultimi sondaggi a vincere dovrebbero essere i no, quindi la proposta di lasciare aperte le frontiere, con il 56% dei voti, ma in Canton Ticino dove si parla l’italiano e ogni giorno si recano al lavoro da Lombardia e Piemonte oltre 74mila frontalieri a vincere potrebbe essere il sì, con il 55% dei consenti. Niente di cui stupirsi dal momento che il governatore, Norman Gobbi, proprio in queste settimane è finito al centro di uno scandalo politico provocato dal giro di vite sui permessi di cittadinanza.
"In Canton Ticino la legislazione sugli stranieri viene interpretata a piacimento secondo una precisa visione politica – denunciano Laura Riget e Fabrizio Sirica del Partito socialista elvetico –. Importanti risorse sono destinate a indagini portate avanti con metodi che non tengono conto della dignità delle persone, il risultato è una caccia alle streghe indiscriminata contro gli stranieri che risiedono nel nostro territorio".
I politici della sinistra sono arrivati a chiedere espressamente le dimissioni del governatore che si è giustificato assicurando che le indagini sono state approfondite per prevenire illeciti e comunque non hanno mai configurato un accanimento verso gli stranieri. Non la pensano così gli italiani che sono stati cacciati, anche dopo cinque o dieci anni, con l’accusa di non avere più il centro dei loro interessi in Svizzera semplicemente perché avevano la fidanzata in Italia e dormivano qualche sera la settimana oltreconfine, oppure accusati di "rappresentare un pericolo per la comunità elvetica" per una condanna per spaccio di canapa risalente a quindici anni fa.
Nel 2014, quindi prima che fosse necessario presentare l’estratto dei carichi pendenti, sono stati rifiutati 367 permessi, nel 2015 ne sono stati rifiutati 636 e nel 2019 le risposte negative sono state 908. I metodi utilizzati dalle forze di polizia nei confronti dei cittadini stranieri spesso sono da Gestapo: controlli nel cuore della notte, centinaia di appostamenti e addirittura il controllo delle bollette elettriche per capire quanto le persone rimangono a casa.