Lunedì 14 Ottobre 2024
Alessandro Malpelo
Cronaca

Tumore al seno, cura mirata alla mutazione PIK3CA

Semaforo verde dalla Ue all'impiego di alpelisib nelle donne con cancro mammario in fase avanzata

Ogni anno in Italia vengono effettuate 50mila nuove diagnosi di tumore al seno

Ogni anno in Italia vengono effettuate 50mila nuove diagnosi di tumore al seno

Roma, 30 luglio 2020 – La ricerca contro il cancro ha fatto un altro passo avanti grazie alla genomica applicata alla medicina di precisione. La Commissione Ue ha dato via libera ad alpelisib (Piqray), farmaco inibitore delle chinasi (phosphoinositide 3-kinase inhibitor), primo della sua classe a essere stato approvato dalla FDA americana. Si rivolge alle pazienti meno fortunate, quelle con carcinoma della mammella in fase avanzata con mutazione PIK3CA, normalmente associata a una scarsa risposta alla terapia convenzionale.

Ancora oggi il tumore al seno provoca apprensione pensando a quante donne, anche giovani, restano fuori dalla fatidica cerchia del 97 per cento dei casi che si risolvono per il meglio. Prevenzione, diagnosi precoce e chirurgia, dunque, sono basilari, ma alla fine, a fare la differenza, entrano in gioco farmaci sofisticati.

«PIK3CA è il gene mutato più comune nel carcinoma mammario – ha scritto Pierfranco Conte, docente universitario di chiara fama e primario ospedaliero nell'Istituto oncologico veneto - una condizione presente nel 40% circa delle pazienti con tumore della mammella positivo per i recettori ormonali, negativo per il recettore 2 del fattore di crescita dell'epidermide umano (HR+/HER2-), un sottotipo che rappresenta circa il 60% di tutti i tumori mammari».

Nello studio di fase III SOLAR-1, Piqray è stato somministrato in combinazione con fulvestrant nel trattamento di donne in postmenopausa con tumore mammario avanzato con le caratteristiche indicate sopra, e “ha quasi raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione della malattia” rispetto a fulvestrant preso da solo. Un dato singolare è che a beneficiare della terapia sono pure soggetti di sesso maschile, che possono sviluppare eccezionalmente questa particolare forma di cancro alla ghiandola mammaria, tessuto che normalmente nell'uomo è residuale.

Come già successo nel caso dei geni BRCA1 e BRCA2, la scommessa, secondo i medici, consisterà nel diffondere la pratica dei test utili per selezionare le pazienti candidabili al trattamento con alpelisib in presenza di mutazione specifica PIK3CA. Questo gene, coinvolto della crescita tumorale incontrollata, si può riscontrare su campioni istologici come pure su prelievi plasmatici.

In Italia nell'ultimo anno sono venuti a galla 53mila casi di carcinoma mammario, di cui il 30% in fase avanzata, e il 40% di quelli con sottotipo HR+/HER2 hanno la specifica mutazione, considerata al tempo stesso un segnale e un fattore predittivo di risposta. Le metodiche di Next Generation Sequencing (NGS), grazie alle quali è possibile sequenziare l'intero genoma umano in meno di un giorno, hanno rafforzato il concetto che il tumore non sia riconducibile a un unico modello di malattia legata all'organo, ma che esistano tante diverse espressioni, figlie della genetica.

Mutazioni di PIK3CA sono state identificate nel carcinoma dell'endometrio, nel collo dell'utero (cervice uterina), nella vescica, nel colon retto e via dicendo. «Oltre che per il carcinoma mammario – ha scritto in conclusione il professor Conte - questa mutazione potrebbe rivelarsi di grande interesse anche in altri tumori, quali quelli della testa-collo e dell’ovaio, per i quali sono in corso studi per verificare l’efficacia dei farmaci diretti contro tale bersaglio».