Giovedì 21 Novembre 2024
GIOVANNI ROSSI, INVIATO A CAIVANO
Cronaca

Caivano, quartiere dell’orrore. Degrado e povertà. "Spaccio a 11 anni, bimbi già bruciati"

Nel luogo degli stupri sulle cuginette. Il parroco: qui è un inferno. L’inchiesta si allarga, tra i 15 minori coinvolti anche figli di camorristi

Il centro sportivo abbandonato di Caivano

Il centro sportivo abbandonato di Caivano

Caivano (Napoli), 27 agosto 2023 – “Dotto’, qui é tutto un altro mondo". Il quartiere Parco Verde di Caivano, dove due cuginette di 10 e 12 anni sono state violentate ripetutamente da un branco di coetanei, dista appena un soffio dalla stazione di Napoli Afragola, astronave incastrata tra campi e tangenziali. Taxi non previsti. "Siete fuori capoluogo – ci rimprovera l’operatrice per essere scesi vicini all’obiettivo –. Le mandiamo una macchina da Napoli Centrale". "Qua non potremmo campare – chiarisce il tassista orientandosi con Google Maps –. Qua si campa d’altro".

Nel mondo capovolto della cintura nord napoletana, un’area di spaccio senza pari in Europa, gli sguardi sono bassi e le bocche cucite. In giro solo troupe e giornalisti. Il peggio per un quartiere che vive di droga, "progettato per essere un ghetto – come ricorda don Maurizio Patriciello – e da allora ghetto rimasto".

Gli sfollati dai bassi napoletani dopo il terremoto del 1980 mai integratisi con i caivanesi. Un trasbordo di povertà e di camorra in orrende palazzine di edilizia popolare nella campagna confinante con la provincia di Caserta.

"Questa gente è stata deportata qui dopo la stagione dei container – ragiona il parroco –. Si è scelto di far vivere in un unico posto i più poveri dei poveri e di abbandonarli". Senza progetti. Con strutture sportive via via distrutte.

"Non chiediamo soldi ma quello che ci spetta. Se al Parco Verde fossero esistiti dei vigili urbani, forse le aree degradate sarebbero state presidiate e quelle violenze non sarebbero avvenute . Tutti bambini, le vittime e i carnefici", riflette il prete di frontiera invitando a Caivano Giorgia Meloni: "Siamo pronti ad accoglierla, perché non bisogna lasciare soli i bambini di questo quartiere". Nel vuoto progettuale e urbanistico ora anche la cartellonistica stride con la pesantezza della cronaca. Come il ‘No alla violenza’ scritto su una scarpa stilizzata tacco 12 e rossa come il fuoco. O il manifesto ‘Rompi il silenzio, chiama il 1522’. Banalmente, a volte, bastano i carabinieri.

La procura dei minori di Napoli e quella di Napoli Nord non confermano nulla. Anzi, la procura dei minori apre pure un’inchiesta per fuga di notizie. Le indagini riguardano una quindicina di ragazzi (inclusi figli di camorristi) e si concentrano sull’esame dei cellulari e dei profili social di tutti i coinvolti nei fatti. Non la follia di una notte – come a Palermo – ma stupri reiterati delle due cuginette emersi dal pozzo nero della rete. Il fratello di una delle vittime annusa la sporcizia. I familiari denunciano. E la delicatissima inchiesta prende il largo, non senza polemiche per l’affidamento temporaneo delle ragazzine in case famiglia.

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“Non riesco più a sopportare l’idea di continuare a vivere in questo posto. Qui c’è un inferno", è lo sfogo della mamma di una delle vittime che respinge l’accusa di "incuria" educativa degli assistenti sociali avallata dal Tribunale. "Non abbiamo colpe – dice –. In questo degrado umano e sociale abbiamo fatto sempre il possibile". L’avvocato Angelo Pisani, già legale di Diego Maradona, confida nel reintegro delle ragazzine nei nuclei familiari e invita le autorità a varare un progetto educativo per "tutti i giovani e gli adulti che vivono in quel contesto degradato". "Qui, di sera, puoi vedere bambini di dieci anni che guidano il motorino portando sul sellino le sorelline di tre anni. E questo è il meno – denuncia don Patriciello –. Quando un bambino di 11 anni prende 100 euro al giorno per lo spaccio, quel bambino è già bruciato. Chi potrà mai convincerlo a fare un lavoro vero per 1.300 euro al mese?"

Droga, droga e ancora droga. "Qui ci sono poveri molto poveri ma anche ricchi molto ricchi che si guardano bene dal cambiare quartiere – spiega ancora il parroco –. I soldi facili ingigantiscono il machismo degli uomini e rafforzano l’idea della donna oggetto. È una deriva che parte dai padri e discende sui figli, ingigantita dai social e dalla pornografia per tutti". Modelli maschili molto precisi dei quali sono parte costitutiva atteggiamenti prepotenti, cura maniacale dell’abbigliamento e del look. Un salto dal barbiere a Caivano aiuta a capire. "I ragazzi vengono a sistemare i capelli o a curare la barba almeno una volta alla settimana. Stanno fissati con la propria immagine", racconta il titolare con garanzia di anonimato. "E poi i social stravolgono tutto – aggiunge il collega più giovane –. Anche le ragazze. Provi ad andare su Tik Tok. È tutto un ammiccare e spogliarsi". Resta da capire perché, in un mondo che si proclama antico e fedele a un malinteso senso dell’onore, l’universo femminile sia costantemente umiliato. È credibile che due ragazzine siano state violentate per mesi e in un quartiere retto da disciplina paramilitare nessuno sapesse nulla? "Per noi è uno choc – confessa il gestore del bar Carolina, mentre strizza un ristretto sotto lo sguardo di Totò e Peppino –. Qui ci conosciamo bene. Se avessimo solo avuto sentore di quello che stava succedendo, saremmo intervenuti". Don Patriciello invita Parco Verde a un nuovo patto: "Se non agiamo tutti insieme, le cose non cambieranno. Resteranno solo le parole". E il dolore.