Sabato 2 Novembre 2024
FILIPPO DONATI
Cronaca

Caivano, bimba abusata e uccisa. La madre: ferita riaperta. "Sofferenza senza fine"

Mimma Guardato rivive la tragedia della figlia morta al Parco Verde. "Troppi vuoti in quel rione, dovrebbe essere la Repubblica a colmarli"

Mimma Guardato, la madre di Fortuna Loffredo, uccisa a 6 anni, da tempo vive a Faenza

Mimma Guardato, la madre di Fortuna Loffredo, uccisa a 6 anni, da tempo vive a Faenza

Faenza (Ravenna), 27 agosto 2023 – «Ho sofferto oggi come allora". Lo stupro di gruppo compiuto a Caivano ai danni di due 13enni ha riaperto la ferita che Mimma Guardato ha lottato a lungo per ricucire, riportandola indietro nel tempo al 2014, quando sua figlia Fortuna Loffredo fu abusata e uccisa, sempre a Parco Verde, a Caivano, ad appena sei anni.

Mimma Guardato da tempo vive a Faenza, in provincia di Ravenna, insieme alla sua famiglia e ai suoi figli di 13 e 18 anni, lontano da Caivano. Oggi però quella ferita sanguina di nuovo.

"In questi anni ho dovuto stringere i denti molte volte, come oggi, per non far trasparire il mio dolore", rivela lei. "Ho forzato molti sorrisi anche davanti ai miei figli".

Signora Guardato, che cosa non è stato fatto a Caivano in questi nove anni?

"Non voglio dire che là non sia cambiato nulla. L’impegno di don Maurizio Patriciello è instancabile e nel frattempo sono sorte nuove associazioni in difesa delle donne e dei minori. Tanti lottano per salvare quei giovani, ma non basta: troppi ragazzi pensano ancora che la violenza sia un modo accettabile per ottenere quel che la vita non ti ha dato, o quel che ti ha tolto. Dovrebbero essere le istituzioni delle Repubblica a colmare quei vuoti".

A quelle vittime consiglia di andarsene da Caivano?

"Spero che riescano a dimenticare, a trovare una comunità che stia loro accanto, a Caivano o altrove. Saranno loro a dover scegliere. Posso solo augurarmi che non vengano abbandonate, che non debbano fronteggiare quel muro di omertà contro cui ho dovuto lottare io. Se non avessi combattuto, oggi nessuno ricorderebbe mia figlia. Non mi spingo a ipotizzare condanne per i colpevoli, non tocca a me. In molti casi il vero ergastolo è quello che vive la vittima: posso solo sperare non finisca così".

Si può riuscire a perdonare chi commette questi reati?

"Io non ci sono riuscita, non ancora. Non posso affermare il contrario di quel che sento dentro. Sui sentimenti delle altre vittime non posso pronunciarmi".

È possibile curare Caivano, è possibile curare un’Italia infettata dal machismo tossico?

"Dissi a me stessa che i miei due figli maschi sarebbero stati diversi, che non avrebbero mai fatto del male al prossimo per ottenere qualcosa, e che una vita senza violenza era ancora possibile. Chi ha la volontà sufficiente può riuscire a cambiare le cose".

Ha temuto che anche i suoi figli a Parco Verde potessero finire col commettere qualche reato?

"Prima dell’assassinio di Fortuna mi sembrava impossibile potesse accadere qualcosa del genere: solo allora realizzai di colpo che anche i miei due ragazzi sarebbero potuti finire nei guai. È stato perché non dovessero mai trovarsi a fare del male a qualcuno che me ne andai. Sono cresciuti in Emilia Romagna, ma ricordano da dove vengono. Sanno che la loro è una famiglia napoletana e questo nessuno potrà togliercelo".