Lunedì 3 Marzo 2025
MARIO BORRA
Cronaca

Cadavere nell’Adda: "È della baby sitter uccisa". Era scomparsa a gennaio

Il corpo è stato scoperto da due pescatori, si attende la conferma dal Dna. Il compagno ha confessato l’omicidio, dando la colpa però a un gioco erotico.

Jhoanna Nataly Quintanilla Valle, baby sitter salvadoregna, era sparita il 24 gennaio da Milano

Jhoanna Nataly Quintanilla Valle, baby sitter salvadoregna, era sparita il 24 gennaio da Milano

e Nicola Palma

La certezza scientifica arriverà solo dal test del Dna, ma gli inquirenti non hanno dubbi: è della quarantenne salvadoregna Jhoanna Nataly Quintanilla Valle il cadavere segnalato nella tarda mattinata di ieri da due pescatori sotto un ponte del fiume Adda, in provincia di Lodi, vicino all’argine destro del corso d’acqua, incastrato sotto un tronco. L’assenza di altre denunce per donne scomparse, la corporatura simile e la presenza di una valigia accanto al corpo hanno subito fatto pensare alla baby-sitter assassinata nella notte tra il 24 e il 25 gennaio dal compagno connazionale Pablo Gonzalez nel monolocale che condividevano in uno stabile in zona Bicocca a Milano.

La quarantenne non aveva tatuaggi né segni particolari, se non un piccolo rigonfiamento tra l’occhio sinistro e il naso, simile a un neo, riscontrato pure sul cadavere ripescato a metà pomeriggio dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Un elemento determinante per sciogliere gli ultimi residui dubbi sull’identità del corpo, rimasto in acqua per trentasei giorni. Sì, perché il compagno, che ha confessato l’omicidio pur riconducendolo a un gioco erotico finito male, ha detto al gip di essersi disfatto dei resti di Jhoanna nella prima serata del 25 gennaio, a meno di 24 ore dall’assassinio. L’uomo ha riferito di averlo gettato in un fossato senz’acqua, nella zona tra Cassano d’Adda e Treviglio. In effetti, il tracciato del cellulare e l’analisi dei sistemi contatarghe, passati al setaccio dagli specialisti del Nucleo investigativo guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, hanno indirizzato le ricerche proprio in quella zona, attraversata sia dall’Adda che dal canale Muzza. Tuttavia, l’indicazione sul fossato si è rivelata errata, confermando i sospetti dei militari: il punto in cui il corpo è stato avvistato da due fratelli romeni, lì con le famiglie per trascorrere una domenica lungo il fiume, fa ipotizzare che Gonzalez Rivas abbia buttato il borsone nell’Adda, sperando che andasse a fondo. Ora sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso: inutile dire che la versione dell’incidente non ha mai convinto chi indaga. Anche perché il quarantottenne, in carcere dal 7 febbraio, avrebbe avuto un movente per l’omicidio di Jhoanna: stando a quanto confermato da alcuni testimoni, l’uomo aveva appena detto alla compagna che un’altra donna stava per arrivare da El Salvador, chiedendole di andare via di casa. Una versione contestata dalla difesa, che sostiene che Gonzalez fosse in attesa dei fratelli e della madre.