Rimini, 12 dicembre 2014 - Arrivano prima dei biologi della Fondazione cetacea o degli uomini della Capitaneria di porto. Sono i cacciatori di carapaci pronti a impossessarsi dei cadaveri di Caretta caretta portati dal mare fin sulla spiaggia, e rivenderli a caro prezzo. «Ci siamo informati – racconta Sauro Pari, presidente della Fondazione Cetacea – scoprendo che sul mercato nero un carapace di tartaruga adulta in buono stato può essere venduto a 1.500 euro».
Il fenomeno non è sconosciuto sulla costa romagnola. «Abbiamo cominciato a insospettirci mesi fa. Abbiamo ricevuto diverse chiamate da testimoni per ritrovamenti di tartarughe morte sulla spiaggia. Ma quando arrivavamo sul posto non c’era più nulla. Inizialmente abbiamo pensato a errori, ma poi le coincidenze hanno iniziato a essere troppe, ed abbiamo cominciato a pensare che qualcuno arrivasse prima di noi portandosi via la tartaruga».
L’ultimo caso è recente. «Mercoledì scorso è stata una giornata eccezionale per i ritrovamenti. Sulla costa che va da Riccione al ravennate abbiamo trovato 18 tartarughe morte. Ma le chiamate per spiaggiamenti sono state di più». Il piccolo giallo si è consumato in due occasioni distinte. «A Igea Marina e nel ravennate quando siamo arrivati nel luogo che le chiamate ci avevano indicato, l’esemplare non c’era più». La sequela di casi simili negli ultimi mesi «concentrati soprattutto nel ravennate, ci ha fatto andare oltre i sospetti».
A ingolosire i cacciatori di carapaci è la grande quantità di tartarughe e di conseguenza spiaggiamenti che si verificano sulle coste romagnole e marchigiane, di competenza della Fondazione. Nel 2013 gli spiaggiamenti sono stati 402. Di questi in una cinquantina di casi gli esemplari erano ancora vivi, e sono stati ricoverati nell’ospedale della Fondazione che si trova in una ex colonia affacciata sulla spiaggia di Riccione. Negli altri casi erano già morti. Spesso si tratta di tartarughe adulte, quindi con carapaci lunghi anche 70 centimetri. Quest’anno i ritrovamenti sono stati 370, aggiornati a mercoledì scorso. Solo una quarantina di esemplari sono stati recuperati ancora vivi. A fine anno si potrebbe eguagliare l’annata scorsa, eccezionale in quanto a spiaggiamenti. «Basti dire – continua Pari – che nel 2012 i ritrovamenti erano stati circa 250. Questo porta con sé una nota positiva. Se ci sono così tanti casi è perché sta crescendo la popolazione di Caretta caretta che ha deciso di vivere nell’Alto Adriatico. Grazie alla collaborazione con altre strutture simili alla nostra che operano nell’alto Adriatico, abbiamo stimato che si tratti di circa 70mila esemplari che nidificano in altre coste del Mediterraneo, ma poi vengono a vivere qui». Un’alta concentrazione che sta ingolosendo chi commercia sul mercato nero le carcasse degli esemplari. «Appropriarsi delle carcasse è assolutamente vietato dalla legge – ribatte Pari -. Le multe possono arrivare a 5mila euro per non parlare dei rischi igienici che si corrono nel recuperare carcasse di esemplari morti anche da settimane, depositati sul fondale marino e trasportati a riva dalle mareggiate».
Le tartarughe prima ancora di temere i cacciatori di carapaci sulla sabbia, devono preoccuparsi di ben altro. Le mutilazioni e i traumi riportati in mare e causati dalle operazioni di pesca sono innumerevoli, ci tiene a precisare Pari. «Per questo abbiamo avviato due progetti sperimentali con gli stessi pescatori marchigiani e romagnoli. In un caso abbiamo realizzato una griglia che ha il compito di impedire l’entrata delle tartarughe nelle reti durante la pesca a strascico. Nell’altro si tratta di segnalatori luminosi che allontanano le Caretta caretta quando si pesca con gli ami».