MESTRE (Venezia)
Ci sono i primi indagati nella tragedia del bus precipitato dal cavalcavia Vempa la sera del 3 ottobre con un bilancio di 21 morti e 15 feriti, dei quali alcuni ancora in condizioni critiche, vittime del volo sulle rotaie e dell’incendio provocato dal contatto con le linee dell’alta tensione. Gli iscritti al registro degli indagati sono tre; il fascicolo della Procura affidato alla pm Laura Cameli – un atto dovuto per potere effettuare accertamenti tecnici irripetibili, come il primo che sarà effettuato su guardrail e barriere laterali – ipotizza i reati di omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose. Un quadro accusatorio ("l’iscrizione non è un’anticipazione di responsabilità", tiene a sottolineare il magistrato) che permetterà ai tre di partecipare con i loro consulenti alle perizie tecniche – già nominati -, proporre controdeduzioni e potersi discolpare. La perizia sul guardrail è stata affidata a Placido Migliorino, un super esperto che già indagò sul Ponte Morandi a Genova e che ha fatto una visita "informale" a Mestre dove tornerà ufficialmente il 25 ottobre; da lì avrà 120 giorni di tempo per presentare la sua relazione alla Procura. L’atto compiuto serve a velocizzare le indagini anche se si ritengono necessari accertamenti molto approfonditi su tutta la materia, a partire dai risultati dell’autopsia sull’autista, unico italiano fra le vittime, attesi nella prossima settimana.
Gli indagati sono tre tecnici. Il primo è Massimo Fiorese, 63 anni, padovano, amministratore delegato della società di trasporti "La Linea", proprietaria del bus; gli altri due sono del Comune di Venezia: Roberto Di Bussolo, 51 anni, residente a Mestre, è il dirigente del settore viabilità terraferma e mobilità, mentre Alberto Cesaro, 47 anni, residente a Martellago è responsabile del servizio manutenzione dello stesso settore. "Condanniamo la fuga di notizie – dice Paola Bosio, legale di Di Bussolo –, avevamo chiesto la massima riservatezza". Con i colleghi Massimo Malipiero, Barbara De Biasi e Giovanni Coli difende gli imputati. Anche gli avvocati delle persone offese parteciperanno alla perizia.
Il pullman precipitato stava riportando al campeggio Hu di Marghera i turisti che avevano partecipato alla visita di Venezia. Nel percorrere la rampa in discesa del cavalcavia il mezzo ha cominciato a strusciare la fiancata destra sul guardrail che a un certo punto ha una apertura di quasi due metri oltre la quale il bus, pesante 13 tonnellate, ha piegato, sfondando la balaustra laterale e cadendo sui binari. Il Comune ha già trasmesso alla Procura il materiale sulle condizioni del cavalcavia e le modalità dei lavori di rifacimento. Anche la Polizia locale ha consegnato la propria relazione finale. Dovrà essere valutato se esiste una concausa nell’incidente fra condizione del pullman ed autista e stato del manufatto. È invece la Procura a lamentare una presunta fuga di notizie per quel che riguarda l’autopsia di Alberto Rizzotto, l’autista quarantenne, trevigiano. C’è chi ha adombrato che i risultati siano stati secretati perché farebbero dipendere il malore dalla vaccinazione anti Covid, ma il capo dei magistrati, Bruno Cherchi, ha dichiarato che non è vero e che "appena si saprà qualcosa di definitivo e chiaro verrà data opportuna comunicazione".