
Leonardo Calcina si è tolto la vita con la pistola del padre, vigile urbano, dopo avere segnalato ripetuti atti di bullismo
"Ci sono molte frasi che confermano l’istigazione al suicidio di Leo e anche una mancata vigilanza della scuola perché le offese e le prese in giro lui le subiva a scuola, dai compagni di classe. Adesso sappiamo che sono quattro, due femmine e due maschi. È stata una escalation di angoscia, lui ha fatto su di sé quello che avrebbe voluto fare a quei ragazzi ma da persona educata non ha fatto. Si è tolto la sua di vita". Così l’avvocato Pia Perricci ieri ha fatto il punto sulle novità giudiziarie che riguardano il suicidio di Leonardo Calcina, il 15enne di Senigallia che si è tolto la vita con la pistola del padre, vigile urbano, e trovato morto nelle campagne della frazione di Montignano il 14 ottobre scorso. Perricci è il legale dei genitori del minorenne che per primi hanno dato la colpa al bullismo subito a scuola, l’alberghiero Panzini di Senigallia, se il loro figlio oggi non c’è più. Quanto patito da Leonardo emergerebbe dalla perizia tecnica fatta sul cellulare del 15enne dall’analista forense Luca Russo, disposta dalla Procura dei minori che indaga per istigazione al suicidio (il fascicolo sarebbe contro ignoti) e depositata nei giorni scorsi. Una copia è stata acquisita proprio dal legale dei familiari di Leo che hanno voluto rendere pubbliche le frasi trovate sul telefonino dove il loro figlio si confidava con un amico proprio sui soprusi subiti, facendo quattro nomi di compagni di classe. "Era esasperato e angosciato Leo – ha detto l’avvocato Perricci – preso in giro continuamente, non sapeva più come risolvere il problema". I messaggi annotati nella perizia sono quelli dal 1 ottobre al giorno prima di morire dove il 15enne rivela chi lo minacciava di picchiarlo. "Li vorrei ammazzare – scriveva Leonardo al suo amico in chat – è da troppo tempo che sto con questa angoscia, io li ammazzerei di botte se fosse per me, perché devono cagare il ca...a chi non fa niente?". L’amico gli aveva scritto che li aveva sentiti prenderlo in giro. "Non dirmi chi sono, te li dico io i nomi", gli aveva risposto Leo indovinandoli. Il 1 ottobre scriveva alla mamma che gli chiedeva come stava: "Rimane il fatto che se non la smettono tendenzialmente gli farò del male". Voleva lasciare la scuola e al padre, due giorni prima di morire, scriveva "posso entrare nell’Esercito anche con la terza media, devo risolvere il problema subito". Il padre e la madre del 15enne, distrutti dal contenuto dei messaggi, ieri hanno commentato: "Siamo qui sopra le forze. Chi sa parli perché chi sta zitto è solo complice. I professori hanno visto quello che succedeva perché non hanno fatto nulla? Dove sono gli adulti in quella scuola? Perché non proteggono i bambini, nostro figlio aveva solo 15 anni".