Martedì 26 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Strage di Brandizzo (Torino): quelle 3 telefonate sotto la lente della procura

La strage alla stazione è documentata da chiamate registrate e telecamere. Cosa sappiamo

Brandizzo (Torino), 3 settembre 2023 – Nella strage alla stazione di Brandizzo (Torino), ci sono 3 telefonate sotto la lente della procura diretta da Gabriella Viglione. Ecco perché.

Brandizzo, le 3 telefonate di quella notte

La notte della strage è documentatissima. Chiamate registrate ma anche telecamere. Si vede tutto quello che succede alla stazione.

La prima telefonata tra l’addetto di Rfi sul cantiere, lo ‘scorta-ditta’, e la sala operativa di Chivasso che doveva dare il via libera, è precedente alle 23.30. La seconda, tra le 24.46 e le 23.47, è interrotta proprio dall’orrore. Non è ancora arrivato il nulla osta per iniziare il cantiere eppure si sentono i rumori di chi sta già operando sui binari.  Non solo: come si diceva è tutto registrato dalle telecamere della stazione. Insomma, non sembrano esserci dubbi. La terza chiamata avviene dopo la strage. E sono urla disperate.

Strage di Brandizzo: un casco con un cuore rosso che sanguina davanti alla stazione
Strage di Brandizzo: un casco con un cuore rosso che sanguina davanti alla stazione

Registrazioni e telecamere

Il quadro dei fatti sembra davvero molto chiaro, proprio perché tutto ciò che è accaduto a Brandizzo è documentato da registrazioni audio e video. Quel filmato straziante racconta le ultime ore di vita di Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34, Giuseppe Sorvillo, 43, Giuseppe Aversa, 49 e Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni. Le telecamere hanno ripreso tutti i movimenti dei cinque operai. Doveva essere un turno di routine: non sono mai tornati a casa.

I dubbi da risolvere

La domanda alla quale dovrà rispondere il procuratore capo Viglione, un'esperienza di 36 anni sul campo, è questa: perché gli operai hanno iniziato a lavorare pur non avendo le autorizzazioni? Chi ha dato l’ordine di farlo? E quel comportamento forse era una prassi? Il procuratore capo ha dichiarato a Qn nei giorni scorsi con grande chiarezza: “Gli operai non hanno colpe, loro rispondono a chi comanda, non decidono quando andare a lavorare e dove”.