Latina, 2 luglio 2024 – Con l'accusa di omicidio doloso è stato arrestato dai carabinieri di LatinaSingh Satnam, il 31enne indiano morto il 19 giugno scorso dopo essere rimasto vittima, due giorni prima, di un incidente sul lavoro.
Antonello Lovat o, titolare dell'azienda agricola di borgo Santa Maria nella quale lavoravaImprenditore accusato di omicidio doloso
Si aggrava dunque la posizione dell’imprenditore “sulla scorta delle risultanze della consulenza medico legale”, come rende noto la Procura, che ha variato l'ipotesi di reato inizialmente configurata (omicidio colposo) ed ha contestato a Lovato il reato di omicidio doloso con dolo eventuale. “La consulenza medico legale – si legge in una nota della Procura – ha accertato che ove l'indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato". Le condizioni del lavoratore dopo l'infortunio sono risultate talmente gravi da rendere evidente la necessità di un tempestivo soccorso.
Gip: “Condotta disumana”
"Prescindendo da valutazioni etiche (irrilevanti per il diritto penale) che pure si imporrebbero a fronte di una condotta disumana e lesiva dei più basilari valori di solidarietà, non può sottacersi che l'indagato si è intenzionalmente e volontariamente disinteressato delle probabili conseguenze del suo agire”. Lo scrive il gip di Latina, Giuseppe Molfese, nell'ordinanza cautelare a carico del titolare dell'azienda agricola dove lavorava Singh Satnam.
La moglie di Satnam: “Lovato urlava ‘è morto’”
A ricostruire minuto per minuto quanto avvenuto quella mattina nell’azienda agricola di borgo Santa Maria è Soni Soni, la moglie della vittima, pure lei dipendente di Lovato. "All'improvviso ho sentito Antonello urlare e nel medesimo istante ho visto mio marito riverso a terra accovacciato su se stesso vicino al macchinario. Ho capito in quell'istante che mio marito era stato trascinato all'interno dell'avvolgi-plastica e poi riversato per terra. Nell'immediato, Antonello Lovato urlava le frasi 'è morto, è morto' mentre mio marito si trovava a terra con l'arto superiore destro tranciato". Le dichiarazioni della donna sono citate nelle 26 pagine dell’ordinanza di misura cautelare. "Nell'immediatezza ho chiesto a Lovato di chiamare i soccorsi - ha affermato la donna nel corso dell'audizione -, ma lui continuava a dire che era morto. Solo dopo aver insistito nella mia richiesta Antonello ha preso un furgone di colore bianco, ha caricato mio marito all'interno dello stesso riponendo l'arto staccato in una cassetta in plastica per poi accompagnarci presso il nostro domicilio. Lovato ha preso in braccio mio marito e lo ha lasciato davanti all'ingresso”.
L’imprenditore: “La moglie mi disse di portarlo a casa”
"Non ho chiamato l'ambulanza perché la moglie diceva di portarlo a casa" si è difeso Antonello Lovato, sentito a sommarie informazioni e quindi prima di essere iscritto nel registro degli indagati per la morte di Singh Satnam. L’imprenditore ha fornito agli inquirenti la sua versione su quanto avvenuto il 17 giugno nella sua azienda: “L'ho caricato sul furgone di famiglia e con la moglie, preso dal panico, l'ho portato a casa, dove sapevo che avevano già chiamato l'ambulanza. Dopo essere arrivati a casa assicuratomi che avevano chiamato l'ambulanza, preso dal panico sono andato via".
Furgone lavato per cancellare le tracce?
Tra i nodi da sciogliere il motivo per cui l’imprenditore abbia ripulito il furgone subito dopo il trasporto. Chi indaga ha chiesto a Lovato perché abbia deciso di lavare il furgone dopo aver riportato a casa il corpo di Satnam. "L'ho lavato io non è intervenuto nessuno, ho fatto tutto da solo – ha precisato Lovato –. L'ho lavato perché c'era del sangue ed ero e sono tutt'ora sotto shock. Lui non era regolarmente assunto, lo chiamavo al bisogno".
Comunità indiana: “Inammissibile non chiamare i soccorsi”
"Stavamo aspettando questa notizia, eravamo arrabbiati”. Con queste parole Gurmukh Singh, presidente della comunità indiana del Lazio, commenta la notizia dell'arresto di Antonello Lovato. “La cosa più brutta che ha fatto è stata quella di lasciarlo davanti alla sua abitazione invece di portarlo all'ospedale. Un incidente può capitare, ma non chiamare i soccorsi è inammissibile”.
L’incidente
Il 31enne aveva perso il braccio destro in un avvolgi plastica a rullo trainato da un trattore, il quale gli aveva schiacciato anche gli arti inferiori. Ma, invece di essere soccorso, era stato abbandonato nei pressi della sua abitazione con il braccio tranciato, poggiato sopra una cassetta utilizzata per la raccolta degli ortaggi. Singh era poi stato trasportato d'urgenza in eliambulanza all'ospedale San Camillo di Roma, dove è spirato due giorni dopo. Secondo l’accusa deve dunque ritenersi che la decisione di omettere il doveroso soccorso abbia costituito accettazione del rischio dell'evento letale ed abbia integrato la causa che ha direttamente determinato il decesso. macchina rio Le indagi ni proseguono con l'obiettivo di valutare altri eventuali delitti connessi, con riguardo specificamente all'accertamento delle condizioni di lavoro.