Lunedì 21 Ottobre 2024
RITA BARTOLOMEI
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Cronaca

Femminicidi nonostante il braccialetto elettronico, la studiosa: “Vi spiego cosa non funziona”

Perla Allegri, ricercatrice di Filosofia e sociologia del diritto all’Università di Torino e membro dell’associazione Antigone: “Attenzione alla fallacia del tecnottimismo”

Roma, 21 ottobre 2024 – Femminicidi nonostante il braccialetto elettronico. Restano nel cuore di tutti i nomi di tre donne uccise così nelle ultime settimane: Roua Nabi a Torino, era il 24 settembre; Celeste Rita Palmieri a San Severo (Foggia), era il 18 ottobre; Carmela Ion a Civitavecchia, era il 19 ottobre.

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Ma come funziona il braccialetto elettronico? Quali sono i numeri e quali le alternative possibili? Lo abbiamo chiesto a Perla Allegri, ricercatrice di Filosofia e e sociologia del diritto all’Università di Torino e membro dell’associazione Antigone.

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Come funziona il braccialetto elettronico

Chiarisce la studiosa: “Il braccialetto elettronico entra nel nostro ordinamento nei primi anni Duemila. Ma la modifica del codice di procedura penale lo inserisce attivamente solo nel 2015”.

“Per molti anni – ricorda Perla Allegri – il braccialetto elettronico ha funzionato solo con la radiofrequenza.  Per la persona sottoposta agli arresti domiciliari con il controllo elettronico forze di polizia e tecnici perimetravano la casa. Invece negli ultimi anni, dal 2019, con l’introduzione del codice rosso e della legge Roccella, i dispositivi usati prevedono anche il tracciamento Gps. Quindi il braccialetto elettronico viene applicato a chi ha il divieto di avvicinamento. Poi, dietro a un consenso esplicito, si consegna alla potenziale vittima un dispositivo che è una sorta di telefonino con un applicativo che riceve il segnale mentre la persona si avvicina. Ma tanti fatti di cronaca ci stanno dicendo che i segnali non funzionano”.

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I limiti del braccialetto elettronico

Ma che cosa sta accadendo? Perché le donne vengono uccise, nonostante il braccialetto elettronico indossato da quello che diventerà poi il loro carnefice? “La domanda andrebbe rivolta ai tecnici – osserva la ricercatrice –. Si possono fare solo ipotesi: un vuoto di segnale, un mancato aggiornamento? I casi che si stanno verificando sono di due tipi, capita che il braccialetto non suoni o che, se anche ha suonato e la vittima ha inviato l’sos, la centrale non lo riceva. Per essere onesti, però, dobbiamo ricordare che anche la vittima può disattivare il dispositivo”.

"La fallacia del tecnottimismo”

La ricercatrice per spiegare i limiti del meccanismo parla di “fallacia del tecnottimismo”. Che cosa intende? “Il controllo remoto del braccialetto elettronico si basa su provvedimenti dell’autorità giudiziaria che sono divieti di avvicinamento per 500-600 metri – ricorda Perla Allegri -. Noi pensiamo che la tecnologia possa risolvere i nostri problemi. Ma i fatti dimostrano che la risposta finale, purtroppo, rischia di essere tardiva. Inoltre, noi chiediamo alla vittima di essere responsabile dell’invio dell’sos. Ma se una persona ha deciso di compiere un’azione criminale, molto probabilmente le forze di polizia non arriveranno in tempo”.

I numeri dei braccialetti elettronici

Nel suo ultimo report, la studiosa per Antigone aveva citato 5.695 braccialetti elettronici in Italia a fine 2023, di questi poco più di mille applicati con il codice rosso. “Ma è stato impossibile avere i dati dai canali ufficiali – sottolinea -. Ora leggo di 8mila dispositivi, quasi la metà applicati contro la violenza di genere. Sui numeri non c’è chiarezza”.

Le alternative al braccialetto elettronico

Ma quali sono le alternative? “Non dobbiamo confidare nella sola esistenza di un controllo remoto – è certa Perla Allegri -. Quando parliamo di violenza di genere e femminicidi l’unica cosa è non affidarci solo alla risposta penale, dobbiamo immaginare una formazione culturale ad ampio raggio, dalla scuola agli ambienti pubblici. E rinforzare le strutture di protezione. Perché la risposta penale interviene troppo tardi”.