Marcheno (Brescia) – I bollettini meteo danno pioggia alternata all’asciutto la mattina del 24 giugno sul Garda Bresciano. E Giacomo Bozzoli, latitante dopo l’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, sarebbe partito proprio sotto la pioggia diretto a Marbella con il figlio e la compagna. Sarebbe proprio Antonella Colossi ad avere raccontato la sequenza del viaggio, fra diversi "non ricordo" agli inquirenti che la interrogavano. Un documento di Giacomo risulta registrato in un albergo di Marbella dal 20 al 30 giugno. È l’unico presentato alla reception.
Sarebbe stata solo una prenotazione e la partenza effettiva per la località marittima sarebbe scattata quattro giorni più tardi. Dal primo luglio, in un altro albergo della stessa località iberica, risulta registrato soltanto il passaporto della convivente. La conclusione è che inizia quel giorno, quando la Cassazione conferma l’ergastolo, la latitanza dell’imprenditore di 39 anni. Il racconto della “persona informata dei fatti“ vuole allontanare l’ipotesi di un depistaggio, della presenza di qualcun altro alla guida del suv (una Maserati Levante), mentre Giacomo e famiglia sarebbero già all’estero.
Gli orari certi, per quello che è stato possibile sapere, coincidono con quelli delle telecamere e dei dispositivi informatici. Alle 3.30 si verifica l’ultimo accesso a WhatsApp di Giacomo, poi sul suo telefono la chat smette di funzionare. Alle 5.51 il passaggio della vettura viene rilevato per la prima volta da un lettore di targhe in via Valtenesi, a Solarolo, frazione di Manerba. La rotonda dove è installato il sistema di controllo è a nordest rispetto alla villa di Soiano dove l’uomo risiede e dove le finestre sono sprangate. Per andare verso l’autostrada, partendo da casa, non sarebbe obbligatorio quindi passare di lì. Pochi minuti dopo, alle 5.53 un secondo transito, in via Marconi a Desenzano del Garda. La strada è il tratto urbano della provinciale 572 che va verso l’A4 ed è costellata di telecamere, private e pubbliche.
Il terzo e ultimo transito è segnato dieci minuti dopo, alle 6.03. L’automobile ha percorso la rotonda di accesso al casello dell’A4, a sud di Desenzano. Gli occhi elettronici puntano di spalle le vetture che accedono al senso unico che porta alla sbarra. O il suv ha compiuto una manovra vietata per tornare indietro, ma non è stato registrato da altri portali, o ha imboccato l’autostrada e ne è poi uscito. In questo caso sarebbe stato sicuramente ripreso dalle telecamere e soprattutto ci sarebbe traccia del transito da un altro casello. Ma al momento non risulterebbero conferme di tracce di passaggi della vettura in altre località italiane e estere. Da chiarire ancora dove al momento si trovi il suv scuro con cui Antonella racconta di essere partita. Gli inquirenti cercheranno qualche lume (anche se è molto improbabile che vengano trovati) anche nei numerosi supporti informatici sequestrati nel corso di una perquisizione serale nella villa di Soiano. Poche ore prima la procura di Brescia aveva emesso il mandato europeo di arresto, trasmesso anche ai Paesi extra Schengen e a quelli che hanno con l’Italia un rapporto di assistenza giudiziaria. Da allora Giacomo Bozzoli è ufficialmente un latitante da ricercare e arrestare in Italia, in Europa, nel mondo.