Trento, 14 dicembre 2018 - E' accusato di aver abbandonato il corpo senza vita di un operaio moldavo di 28 anni - vittima di un incidente sul lavoro - tra i boschi di Sagron Mis nel Primiero, in provincia di Trento. Per questo un imprenditore boschivo di un'azienda bellunese dovrà rispondere delle pesanti accuse di omicidio colposo, violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e frode processuale.
Dagli accertamenti è emerso che la giovane vittima, al momento dell'incidente, lavorava in nero. Il fatto risale al 19 novembre scorso ma ora le indagini condotte dai carabinieri dei comandi di San Martino di Castrozza e Imer hanno svelato il giallo.
Inizialmente sembrava che l'uomo fosse stato colpito mortalmente dalla caduta di un albero. In base al primo sopralluogo e al tipo di lesioni riscontrate, c'era effettivamente qualcosa di non chiaro. In primis il fatto che in quella zona dove è stato trovato il cadavere del giovane moldavo non erano stati trovati altri tronchi e soprattutto alberi tagliati. E' emerso che il corpo dell'operaio era stato rimosso dal luogo dell'infortunio e che a causarne il decesso sono state le fratture alla base cranica procurare dallo schianto di un cavo d'acciaio di una teleferica strumentale. L'ipotesi che l'infortunio mortale si fosse verificato in un luogo diverso da quello del rinvenimento della salma è stato avvalorata da una serie di testimonianze.
Giunto sul posto, il titolare della ditta - forse aiutato da qualcuno - avrebbe caricato il corpo sull'auto della vittima e l'avrebbe quindi lasciato a una distanza di alcune centinaia di metri nei pressi di un dirupo appoggiando sulla salma alcuni tronchi. A lanciare l'allarme a una guardia del bosco era stato lo stesso titolare.