di Paolo Rosato
"Pensare gli italiani senza auto è come pensarli senza cellulare. È un mezzo necessario per andare al lavoro, ma non dobbiamo esserne schiavi e dobbiamo immaginare un futuro in cui troviamo delle alternative più sostenibili". La rivoluzione in Italia parte da Bologna, con uno schiaffo allo sciovinismo e alle avanguardie spagnole sulla mobilità sostenibile. Se Parigi e Madrid puntano già sulla città dei ‘15 minuti’, Bologna, sono parole del suo sindaco Matteo Lepore (Pd), punta sulla città dei ’5 minuti’, per "servizi di prossimità di cui fruire a bici o a piedi, una sfida per tutti a fare meglio e trasformare sempre di più lo spazio pubblico in un luogo più inclusivo e più vivibile". Per questo, sotto le Torri, partirà la città ’a 30 all’ora’, il limite sarà abbassato su tutto il territorio urbano con qualche deroga per le strade ad alto scorrimento. Il ’come’ ce lo spiega Lepore.
Sindaco, qual è allora il suo obiettivo?
"Una città con zero morti sulle strade. Ridurre la velocità, lo dimostrano tutti gli studi, riduce la probabilità di morte o di ferite gravi. Fare una ‘città 30’ è come metterle una cintura di sicurezza. Ma occorrono anche controlli e investimenti".
E come la mettiamo con gli ingorghi? Altri studi certificano che le auto, quando riducono la velocità, inquinano di più.
"I 30 all’ora portano meno rumore e meno inquinamento. Non stiamo parlando di un’autostrada con le auto incolonnate, normalmente in città si va già sotto i 30, come i bus, e se tutti andranno più piano allora il traffico sarà più fluido".
Come in Spagna.
"In Spagna c’è una legge nazionale e il numero dei morti è crollato, noi siamo i primi in Italia e con sei nuovi parchi cittadini e strade scolastiche vogliamo continuare a cambiare le abitudini dei bolognesi, del resto Bologna ‘ad arcipelago’ è già una ‘città 30’ e i risultati si vedono".
Vi farete promotori di una legge nazionale? Vedrete il ministro Matteo Salvini?
"Credo che occorra una legge nazionale, occorre riportare l’attenzione di tutti sulla sicurezza stradale. Serviranno risorse, tecnologie, personali e appalti. Quindi sì a una legge nazionale che finanzi sia i processi di educazione stradale, sia gli investimenti connessi".
Alcune categorie della strada, pensiamo ai taxi o ai corrieri dell’e-commerce, potrebbero incappare in diversi problemi con la ’zona 30’. Si è posto il problema?
"Si partirà a giugno e in questi mesi incontrerò tutti, sindacati, associazioni di categoria, l’azienda del trasporto pubblico, i taxi, le realtà della logistica. Firmerò io l’ordinanza, realizzeremo un progetto condiviso. Pregiudizi all’inizio ci saranno, ma tutti si dovranno abituare a guidare in maniera diversa, senza distrazioni al cellulare e senza auto in doppia e terza fila".
Come intensificherete i controlli? Assumerete nuovo personale della polizia locale?
"Basta controlli ridotti, non deve capitare più quanto successo in via Azzurra (recente un mega incidente con un morto, ndr). Intanto sono stati assunti 75 nuovi vigili nell’ultimo piano assunzioni, era già previsto".
E poi? La ‘città 30’ costerà ben 14 milioni di euro alle casse comunali. Già accantonati?
"Sì. Miglioreremo la visibilità degli incroci e degli attraversamenti pedonali, metteremo dei velox. Poi dossi, marciapiedi allargati, fotored e più tecnologie alla polizia locale: metteremo in campo la ‘città 30’ per salvare vite e migliorare la qualità dello spazio pubblico".
E a chi vi accusa di voler fare cassa con le multe?
"Chi dice questo non conosce la storia di questa città, che ha fatto scelte coraggiose come i T-Days. All’inizio molto criticati, ma che poi hanno fatto tornare le persone in centro. Avverrà lo stesso, anche con il tram".