Venerdì 20 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Boeing 787, società brindisine fornivano componenti aeronautiche non a norma: “Attentato a sicurezza trasporti”

Indagate 7 persone e due società: avrebbero fornito parti aeree "con caratteristiche di resistenza statica e allo stress notevolmente inferiori, con riflessi sulla sicurezza del trasporto"

Un Boeing 787-9 Dreamliner (foto Ansa)

Un Boeing 787-9 Dreamliner (foto Ansa)

Roma, 5 ottobre 2024 – Avrebbero fornito componenti aeronautiche non a norma alla Leonardo-Aerostrutture per la produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner, aereo bimotore turboventola a fusoliera larga, utilizzato come aereo di linea per voli a medio e lungo raggio. Ciò ha comportato - secondo la Procura di Brindisi, che ha indagato 7 persone e due società - la realizzazione di parti aeree "con caratteristiche di resistenza statica e allo stress notevolmente inferiori, con riflessi sulla sicurezza del trasporto". In pratica per la realizzazione di componentistica anche strutturale dei velivoli, sarebbe stato impiegato titanio puro, invece di lega di titanio, e anche le leghe di alluminio utilizzate erano difformi dalle previste.

Attentato alla sicurezza dei trasporti, inquinamento ambientale e frode in commercio sono i reati contestati dalla Procura di Brindisi, che ha emesso l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di sette persone e due società. In particolare  Le indagini hanno portato al sequestro di circa 6.000 parti di aeroplano per i successivi esami qualitativi, realizzate – secondo le indagini – in materiale diverso da quanto previsto dalle specifiche di progetto. Le consulenze disposte dalla Procura di Brindisi e svolte da tecnici specializzati nel settore aerospaziale hanno certificato – come si legge in una nota dei pm brindisini – la non conformità di almeno 4.829 componenti realizzate in titanio e di almeno 1.158 componenti di alluminio. Le perizie e le indagini, condotte anche con rogatoria internazionale negli Stati Uniti, si sono concluse accertando che alcuni componenti strutturali non conformi potessero, sul lungo periodo, creare danno alla sicurezza dei velivoli, imponendo alla compagnia americana l'avvio di una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti. L'inchiesta è stata avviata dopo una precedente indagine conclusasi nel 2021, che aveva portato al sequestro dei compendi aziendali delle due società per fatti di bancarotta, a tre arresti e alla denuncia di altri quattro indagati.

Stando a un secondo filone investigativo, avviato nell'ambito dell'indagine sulle forniture di componenti aeronautiche non a norma, sono emersi anche reati ambientali.  Rifiuti pericolosi sversati in cisterne e in alcuni terreni della zona industriale di Brindisi avrebbero contaminato suolo e sottosuolo di sostanze inquinanti e nocive tra cui cromo, rame, zinco, arsenico e piombo. Le sostanze inquinanti, secondo l'accusa, derivano dai processi chimici di trattamento delle superfici e dalla lavorazione meccanica dei metalli. Nel corso delle indagini sono state sequestrate 35 cisterne contenenti ciascuna 1.000 litri di rifiuti speciali pericolosi.

Gli indagati avrebbero prima rimosso una parte del muro di cinta tra le aree di proprietà, per poi svuotare nel terreno di altri privati e nei pozzetti di drenaggio delle acque meteoriche, il contenuto di diverse cisterne con le sostanze pericolose. Da una consulenza tecnica disposta dalla Procura, è emerso che l'inquinamento "aveva interessato il terreno sino alla profondità di tre metri, in concentrazioni largamente superiori ai limiti, previsti dalla normativa per le zone industriali”.